Ha avuto successo la missione cinese Chang’e 5 che ha visto il prelievo di campioni di rocce lunari trasportati poi sulla Terra secondo quanto rivela l’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato a Pechino.
Missione Chang’e 5
La missione Chang’e 5 ha visto la partenza di un modulo con un orbiter e un lander: mentre il primo è rimasto ad orbitare intorno alla luna, il secondo è atterrato sul nostro satellite naturale e ha raccolto alcuni campioni di roccia. Questi ultimi sono poi stati trasportati sull’orbiter mentre il lander, dopo aver svolto il suo compito, si è schiantato sulla superficie della luna stessa in modo da non rappresentare un “rifiuto spaziale” al ritorno sulla Terra.
I campioni sono poi atterrati nel deserto della Mongolia interna.
In preparazione una base lunare cinese?
Si tratta di una missione importante non solo perché sono i primi campioni di rocce lunari riportati sulla Terra da diversi decenni (più di quarant’anni dopo le missioni russe degli anni 70), ma anche perché mostrano che l’agenzia spaziale cinese si sta seriamente preparando per future missioni molto più onerose e complesse che prevedranno, probabilmente, anche la costruzione di un eventuale base lunare.
Prossima missione Chang’e 6
La prossima missione, Chang’e 6, dovrebbe vedere il lancio nel 2023. Anche in questo caso verranno raccolti campioni lunari ma verranno prelevati in una regione molto meno esplorata come quella del polo sud lunare. Le seguenti missioni nel contesto dei progetti Chang’e condorranno poi delle indagini dettagliate per capire quali saranno le tecnologie necessarie per costruire la prima base spaziale cinese sulla Luna.
I campioni
Intanto i campioni, rappresentati da circa 2 kg di materiali raccolti sia dalla superficie sia attraverso la perforazione del suolo di quasi due metri, trasportati dalla Mongolia interna, sono già arrivati ai laboratori del programma spaziale cinese di Pechino. Queste rocce, teorizzano gli scienziati, dovrebbero essere miliardi di anni più giovani di quelle raccolte dagli statunitensi e dai sovietici durante gli anni 60 e 70 del secolo scorso in quanto provengono da un’area di giovane della superficie lunare, denominata Oceanus Procellarum. I campioni saranno analizzati e parte di essi potrebbero essere condivisi con gli scienziati di altri paesi.