Mondo impreparato a concreti rischi di pandemie globali

Quando si parla di eventi globali che possono destabilizzare l’umanità molto spesso si fa riferimento ai cambiamenti climatici, alle guerre nucleari, agli asteroidi o ad altri fattori apocalittici o addirittura fantascientifici.
Quasi mai si prende in considerazione il fattore pandemia, forse meno spettacolare per farci un film ma molto più concreto secondo gli esperti in termini di possibili “apocalissi”.

Secondo il primo rapporto annuale del Global Preparedness Monitoring Board, la minaccia di una pandemia che si diffonde in tutto il mondo uccidendo decine o centinaia di milioni di persone in un breve periodo non è per nulla da escludere, come rileva il Guardian.

Il Global Preparedness Monitoring Board è un gruppo di 15 esperti indipendenti messo in piedi dalla Banca Mondiale e dall’OMS a seguito della prima grande crisi dell’Ebola.
Secondo il rapporto, nonostante il passare degli anni e nonostante le ricerche sempre più numerose nell’ambito microbiologico o della medicina, il mondo è rimasto perlopiù impreparato ad una evenienza del genere.

Eppure malattie come la stessa Ebola, le varie influenze mortali o la Sars sembrano sempre più difficili da controllare a causa dei conflitti, di governi sempre più fragili e della migrazione in aumento che favorisce il diffondersi di malattie che una volta erano maggiormente localizzate.

Ad aumentare questi rischi c’è anche la crisi climatica, la sempre più diffusa urbanizzazione e la mancanza di servizi igienici adeguati per ampie fette di popolazioni sempre più in crescita in Africa e in Asia.
Gli approcci dei leader mondiali ad eventuali pandemie sembrano carenti, come dichiara Gro Harlem Brundtland, ex Primo Ministro della Norvegia e uno degli esponenti del gruppo.

“È giunto il momento per un’azione urgente e prolungata. Ciò deve includere un aumento dei finanziamenti a livello comunitario, nazionale e internazionale per prevenire la diffusione di epidemie”, dichiarano gli esperti lasciando intendere che l’attuale preparazione da parte dei governi e delle istituzioni sanitarie nazionali risulta “gravemente insufficiente”.

Così insufficiente che uno scenario che vede un’infezione propagarsi in tutto il mondo in sole 36 ore per poi uccidere fino ad 80 milioni di persone risulta del tutto plausibile.

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