
Il tempo che i bambini trascorrono in famiglia insieme ad un cane può essere collegato ai rischi di una delle più note malattie infiammatorie intestinali, il morbo di Crohn, secondo un comunicato pubblicato oggi dall’American Gastroenterological Association in relazione ad un nuovo studio presentato Digestive Disease Week (DDW) 2022.
Ipotesi dell’igiene
Secondo Williams Turpin, un ricercatore del Mount Sinai Hospital e dell’Università di Toronto che ha prodotto lo studio, i risultati sembrano rafforzare la cosiddetta “ipotesi dell’igiene”. Secondo l’ipotesi dell’igiene non essere esposti ai microbi durante le prime fasi della vita può portare a problemi nella regolazione del sistema immunitario quando quest’ultimo deve affrontare i microbi ambientali.[1]
Lo studio
I ricercatori hanno usato i dati forniti da 4300 genitori di persone con malattia di Crohn oltre che altre tipologie di dati tra cui quelli concernenti l’ambiente in cui i bambini erano conosciuti, l’acqua e il tipo di latte che bevevano, le caratteristiche della casa e la presenza di animali domestici in casa.
Bambini esposti ai cani con migliore permeabilità intestinale
I ricercatori scoprivano che i bambini, soprattutto quelli dai 5 ai 15 anni d’età, che venivano esposti ai cani potevano essere maggiormente collegati ad un livello di permeabilità intestinale più sano. Inoltre potevano essere collegati anche ad un equilibrio migliore tra i vari batteri dell’intestino e le risposte immunitarie, anche quelle che possono fare da protezione nei confronti del morbo di Crohn.[1]
Risultati diversi con i gatti
I ricercatori non hanno notato gli stessi risultati con i gatti ma vogliono approfondire la cosa per scoprirne i motivi. Secondo Turpin forse questa differenza si spiega con il fatto che chi ha un cane esce più spesso con l’animale e tende a frequentare più spesso le aree verdi, un fattore che, come altri studi in precedenza hanno dimostrato, tende a proteggere dal morbo di Crohn.[1]
Bambini vissuti con tre o più membri familiari
Inoltre i ricercatori scoprivano che i bambini che erano vissuti con tre o più membri familiari durante il primo di anno di vita erano maggiormente collegabili ad una migliore composizione del microbioma intestinale poi nel corso della vita.[1]