Mummia di gatto dell’Antico Egitto contiene resti di altri tre gatti

La mummia di gatto analizzata dai ricercatori contiene i resti di altri tre gatti (credito: Musée des beaux-arts de Rennes)

Lo strano ritrovamento di una mummia di gatto di 2500 anni fa che contiene al proprio interno i resti parziali di altri tre gatti è stato effettuato da un gruppo di ricercatori quando hanno analizzato la mummia di un gatto egiziano facente parte di una collezione collocata nel Museo di Belle Arti di Rennes, in Francia.

Le mummie di gatti non sono di certo una novità: questi felini erano considerati animali sacri e si crede che i primi gatti, evoluzionisticamente parlando, siano nati proprio nell’area della Mezzaluna Fertile circa 10.000 anni fa quando le prime popolazioni egizie cominciarono a vivere a stretto contatto e poi ad addomesticare il gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica).
Questi animali erano così importanti che nell’Antico Egitto venivano mummificati e collocati di fianco alle mummie e ai corpi dei loro padroni. Più spesso venivano mummificati per fare offerte agli dei.

I ricercatori però non hanno ben chiare le motivazioni legate alle particolari modalità di conservazione di questo ritrovamento e cosa esso voglia dire: la mummia del gatto conservata nel museo francese contiene infatti i resti di altri tre gatti. I ricercatori si sono accorti di questa strana presenza senza aprire la mummia: hanno utilizzato una tecnica di tomografia computerizzata, una sorta di raggi X, per capire cosa c’era all’interno della mummia del gatto e hanno ricostruito digitalmente in 3D il contenuto.

Tra le altre cose strane trovate in questa mummia di gatto c’è la presenza di una palla di stoffa all’interno della testa: quest’ultima manca del cranio così come il corpo sembra mancare delle vertebre e delle costole.
All’interno del corpo sono presenti cinque ossa di zampe posteriori di tre gatti diversi. Queste ossa sono bucherellate perché mangiucchiate nel corso dei millenni da orde di insetti di ogni tipo, come spiega Théophane Nicolas, ricercatore dell’Istituto nazionale di ricerca archeologica preventiva (Inrap) che ha partecipato agli studi e che ha fatto alcune dichiarazioni a Live Science.

Secondo alcuni ricercatori il motivo legato alla presenza dei resti di gatti all’interno della mummia del gatto può essere spiegato a quelle che possono essere considerate come vere e proprie “truffe” perpetrate all’epoca da chi creava le mummie.
Le mummie più grandi, realizzate come offerta per gli dei, venivano vendute ad un prezzo superiore e quindi chi le creava tendeva a riempirle con materiale organico di ogni tipo, ad esempio la pelle, per farle apparire di dimensioni maggiori.

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