Muro di ghiaccio sotto la centrale di Fukushima funziona ma non è abbastanza

La centrale nucleare di Fukushima vista dall'alto (credito immagine: File:Fukushima Daiichi 04780015 (8388174045).jpg - Wikimedia Commons, IAEA Imagebank, CC BY-SA 2.0, cropped)

Un muro di ghiaccio sotterraneo, profondo oltre 38 metri e lunga più di un km e mezzo, è stato costruito dal governo giapponese per limitare i danni dalla radioattività a seguito del disastro della centrale di Fukushima del 2011. In particolare, si vuole impedire che le acque sotterranee nei pressi della stessa centrale vengano contaminate.

Inizialmente era un’idea considerata al limite della fantascientifico, qualcosa di troppo complesso e difficile da realizzare, tuttavia gli ingegneri sono riusciti nell’intento ed effettivamente questo muro di ghiaccio rappresenta un elemento di contrasto al propagarsi della radioattività nelle acque. Tuttavia le misure non sembrano sufficienti dato che questo muro serve solo per ridurre ma non per eliminare del tutto il rischio.

Secondo un report della Tokyo Electric Power Co. (TEPCO), il muro di ghiaccio è stato capace di portare il livello di quantità di acqua contaminata dalla radioattività a 95 t al giorno mentre, prima della costruzione del muro stesso, il livello era di 200 t al giorno, considerando solo le acque al di sotto della pianta del complesso (il livello di acqua contaminata si alza comunque di molto se si considerano tutte le falde acquifere nei pressi della centrale).

Costato 35 miliardi di yen (quasi 290 milioni di euro), questo muro di ghiaccio ha sigillato gli edifici del reattore in quella che può essere considerata come una grande barriera rettangolare di permafrost artificiale, una sorta di terreno ghiacciato.
Questo sistema ha mantenuto la situazione abbastanza stabile nonostante il governo sia ben conscio che ulteriori passi dovranno essere fatti per riportare la situazione alla normalità o ad un livello che possa essere considerato come vicino alla normalità.

D’altronde il problema relativo al nucleo radioattivo della centrale è ancora all’ordine del giorno, nonostante siano passati sette anni dal giorno dell’incidente, dato che neanche con dei robot non è stato possibile riuscire a ripulire il sito a causa della fortissimo livello di radiazioni.

Fonti e approfondimenti

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