Mycobacterium abscessus, messo a punto nuovo trattamento per questo grave batterio patogeno

Mycobacterium abscessus

Un nuovo antibiotico per il batterio patogeno Mycobacterium abscessus stato sviluppato da un team di ricercatori della Johns Hopkins University and Medicine. Si tratta di un batterio patogeno resistente ai farmaci che risulta letale spesso per le persone già affette da fibrosi cistica o da alcune gravi patologie di tipo polmonare.

Che cos’è il Mycobacterium abscessus

Il Mycobacterium abscessus è un micobatterio non tubercolare già conosciuto perché coinvolto in infezioni polmonari croniche e infezioni della pelle nonché dei tessuti molli. Tuttavia può causare anche infezioni di organi umani, in particolare in quei pazienti in cui il sistema immunitario è già compromesso. Proprio a causa della sua forte resistenza ai farmaci, questo micobatterio è molto difficile da trattare.
Il batterio può causare delle infezioni alla pelle nei pazienti immunodeficienti, in particolare in quelle persone che sono state sottoposte ad interventi chirurgici, ad agopuntura oppure a tatuaggi così come a seguito di trattamenti in sorgenti termali o terme.

Trasmissione ad umani del batterio Mycobacterium abscessus

L’incidenza delle infezioni da questo batterio sembra essere aumentata nel corso degli anni e, negli ultimi anni, diversi focolai sono stati individuati in strutture quali ospedali e ambienti clinici, in particolare quelli che forniscono servizi di chirurgia estetica, mesoterapia, liposuzione e infusione endovenosa inerente a terapie cellulari.
Il batterio si può trovare nel suolo, nella polvere o nelle acque ma la trasmissione umana ancora non è ben compresa.

Nuovo trattamento con T405 e avibactam

Quello sviluppato da ricercatori della Johns Hopkins può considerarsi come uno dei primi i trattamenti per questo batterio. Il trattamento vanta per ora un tasso di guarigione inferiore al 50%. Si basa su un composto denominato T405 che viene usato in combinazione con un farmaco denominato avibactam. Questo mix sembra impedire la capacità da parte del batterio di sviluppare una resistenza.

Dati sono molto promettenti

Prima di poter diventare un vero trattamento clinico, la sua potenza dovrà essere aumentata così come il livello di guarigione che ne deriva dall’utilizzo. Tuttavia i dati sono molto promettenti, come spiega Craig Townsend, un professore di chimica che ha partecipato allo studio.
Ci troviamo in ogni caso di fronte ad una malattia emergente e, in particolare negli Stati Uniti, al momento ci sono più infezioni causate da questo batterio che casi di tubercolosi.

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