Nana bruna scoperta con radiotelescopio, svolta nell’osservazione di questi oggetti

Rappresenazione artistica di BDR J1750+3809 (credito: ASTRON/Danielle Futselaar)

Una fredda nana bruna, una sorta di via di mezzo tra un pianeta gigante gassoso e una stella, è stata individuata da un team di astronomi grazie a vari dati raccolti dal telescopio Low-Frequency Array (LOFAR), dati poi confermati utilizzando i telescopi posti sulla vetta del Maunakea.
Denominata BDR J1750+3809 ma soprannominata Elegast, è il primo oggetto cosmico substellare rilevato tramite osservazioni radio dato che, almeno fino ad ora, questi oggetti, le nane brune, sono state scoperte perlopiù tramite osservazioni all’infrarosso.

Si tratta di una nana di metano freddo di tipo spettrale T6.5 che si trova ad una distanza di circa 212 anni luce da noi. Analizzando la luminosità spettrale radio dell’oggetto, i ricercatori credono che potrebbe avere un compagno vicino.
È proprio per questo la scoperta viene definita come una svolta significativa, una scoperta che potrebbe aprire la strada ad indagini simili per rilevare soprattutto quegli oggetti troppo freddi e deboli che non possono essere individuati all’infrarosso.
Con lo stesso metodo, per esempio, potrebbero essere individuati anche gli esopianeti giganti gassosi erranti, ossia quelli che non orbitano intorno ad una stella.

Lo studio è stato pubblicato sull’Astrophysical Journal Letters ed è stato realizzato da Michael Liu, astronomo dell’UH Institute for Astronomy (IfA) che ha lavorato insieme al suo studente laureato Zhoujian Zhang.
Le nane brune si trovano proprio al confine tra i giganti gassosi e le stelle più piccole deboli. Soprannominate anche “stelle fallite”, le nane brune non dispongono più infatti della massa necessaria per innescare la fusione dell’idrogeno, cosa che avviene nelle normali stelle all’interno del nucleo. Continuano a sviluppare, comunque, una sorta di calore residuo che deriva dalla loro formazione e che può essere individuato all’infrarosso. Tuttavia le nane brune emettono luce anche alle lunghezze d’onda radio, cosa che è stata confermata solo recentemente e che fa di questi oggetti le cose più vicine agli esopianeti individuabili tramite i radiotelescopi.

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