
Manipolare il cervello significa sostanzialmente manipolare i segnali elettrici che intercorrono, a livello sinaptico, tra i vari neuroni. Si tratta di una forma di manipolazione che è diventata col tempo un punto d’arrivo nel campo della neuroscienza.
Una nuova ricerca, fornita dall’Università di Chicago, descrive un nuovo metodo e uno studio che, forse, un giorno potrebbe risultare utile anche per andare a trattare alcuni dei principali disturbi del cervello.
Pubblicata ieri su ”[[Nature Nanotechnology]]”, la ricerca parla di leggeri nanofili fatti in silicio, originariamente progettati per le celle solari, così piccoli che centinaia di essi, posti l’uno sopra l’altro, non arriverebbero allo spessore di un foglio di carta.
Grazie a questi il nanofili di silicio è possibile modulare i segnali elettrici tra i neuroni creando una piccola corrente elettrica. Quest’ultima può essere attivata da un segnale luminoso che colpisce uno strato d’oro, di cui il nanofilo è ricoperto, e che innesca reazioni elettrochimica.
Come specifica Bozhi Tian, biofisico del Dipartimento di chimica dell’Università di Chicago, una volta che il filo, messo in posizione all’interno del cervello, viene illuminato, la differenza di tensione si riduce e fa sì che neurone rilasci un segnale elettrico alle cellule vicine.
Il metodo è già stato Testato sui ratti e in effetti gli scienziati sono riusciti a manipolare i segnali elettrici dei neuroni dei roditori, o meglio a farli partire a comando.
I vantaggi di questo metodo sono anche rappresentata dal fatto che l’oro e il silicio sono compatibili a livello biologico e fili di queste dimensioni (ricordiamo che ci troviamo alla nanoscala) si degraderebbero naturalmente senza particolari danni per il cervello.