Uno studio apparso su Science Advances mostra che è possibile utilizzare nanoparticelle con il fine di produrre sostanze chimiche che rendono a loro volta i batteri più vulnerabili agli antibiotici. Questi piccoli punti quantici potrebbero dunque rivelarsi fondamentale nella lotta contro tutti quei batteri che si mostrano resistenti ad ogni tipo di antibiotico.
Si tratta di piccoli frammenti di telluride di cadmio di soli 3 nanometri, lo spessore di un filamento di DNA. Essendo semiconduttori, quando illuminati ad una speciale frequenza possono interagire con le molecole di ossigeno vicine per creare una sostanza denominata superossido.
Quest’ultima, quando assorbita dal batterio, determina una modifica della chimica interna dello stesso in modo da facilitare l’azione dell’antibiotico.
La ricerca, prodotta da un gruppo di ingegneri chimici dell’Università del Colorado Boulder, si è avvalsa delle sperimentazioni effettuate su cinque ceppi batterici resistenti a vari farmaci, come quello della salmonella e quello dello stafilococco aureo.
Sono state effettuate più di 480 prove con diverse combinazioni ed è stato provato che, quando l’antibiotico veniva combinato con questi punti quantici, erano necessarie dosi più basse dello stesso antibiotico per contrastare o eliminare del tutto il batterio.
Tuttavia, almeno per il momento, la luce immessa nei punti quantici per attivarli non può così facilmente attraversare i tessuti ma gli stessi scienziati stanno studiando metodi per utilizzare la luce a infrarossi che può attraversare il corpo.