Nanoparticelle d’oro per migliorare i microlaser

Crediti immagine: Vinh Diep

Un gruppo di ricercatori della USC Viterbi School of Engineering ha fatto un passo avanti per quanto riguarda la realizzazione di pettini di frequenza più piccoli compatti, magari da utilizzare in dispositivi portatili. I pettini di frequenza sono particolari dispositivi ottici che ricreano, partendo da un unico colore, un arcobaleno di luce.
Questi dispositivi vengono utilizzati per scopi abbastanza vari tra cui la sicurezza in Rete, il GPS e la rilevazione di sostanze chimiche o tossiche.
Tuttavia, almeno per il momento, questi sistemi risultano abbastanza complessi, troppo grandi e soprattutto un po’ troppo esosi per quanto riguarda il wattaggio relativo alla potenza d’ingresso.

Il nuovo studio, capitanato da Andrea Armani, professore di ingegneria chimica e scienza dei materiali, ha collegato delle nanoparticelle d’oro sulla superficie di una micro laser ottenendo diverse altre lunghezze d’onda. Lo stesso processo si è rivelato poi ancora migliore aggiungendo dei rivestimenti polimerici sulle stesse nanoparticelle. Questo nuovo procedimento ha bisogno di una potenza di molto inferiore rispetto a quella che ci vuole con gli approcci più tradizionali, ossia quelli con laser pulsato.

Secondo Armani “Questi risultati esemplificano ciò che può succedere se i ricercatori di diversi settori lavorano insieme su un problema scientifico fondamentale. Combinando competenze nell’ottica e nei nanomateriali, abbiamo fatto progressi eccezionalmente veloci che hanno sfidato e rinnegato il pensiero convenzionale secondo cui le nanoparticelle d’oro sarebbero dannose per i laser”.

Fonti e approfondimenti

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