
Un sistema per catturare ed eliminare e in generale per contrastare il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 tramite “nanotrappole” viene descritto in un nuovo articolo apparso sul sito dell’Università di Chicago.[1]
I ricercatori della Pritzker School of Molecular Engineering (PME) di questa università, infatti, hanno realizzato quello che viene definito come un “trattamento potenziale completamente nuovo per la COVID-19”. Si tratta di nanoparticelle che possono intrappolare questi virus dopo essere state iniettate nel corpo umano e utilizzare lo stesso sistema immunitario per distruggerli.
La trappola avviene attirando il virus tramite l’imitazione di quelle cellule bersaglio che il virus stesso prende di mira non appena entra nel corpo umano. Una volta intrappolato, il virus viene poi distrutto dal sistema immunitario.
Si tratta di un approccio che è ancora nelle sue prime fasi ma gli stessi scienziati che l’hanno realizzato immaginano un futuro spray nasale per somministrare le nanotrappole onde trattare il nuovo coronavirus praticamente come se fosse un comune e banalissimo raffreddore. Il metodo viene descritto con dettaglio in un nuovo studio apparso sulla rivista Matter.[2]
La trappola imita la proteina ACE2 per attirare il virus
La proteina imitata dalla nanotrappola è quella del recettore ACE2. Si tratta di una proteina che il virus SARS-CoV-2 usa per legarsi alle cellule. La nanotrappola è una molecola che, sulla superficie, contiene tantissime di queste imitazioni di proteine ACE2. Sulla stessa superficie delle nanotrappole sono presenti però anche anticorpi neutralizzanti, gli stessi anticorpi del corpo umano produce quando viene attaccato da un virus tramite il sistema immunitario.[1]
Di cosa sono fatte le nanotrappole
Le nano trappole sono nanoparticelle fatte di polimeri e fosfolipidi ed hanno un diametro di circa 500 nanometri ; sono dunque molto più piccole di una cellula e questo è uno punto di vantaggio in quanto possono arrivare anche in quelle aree dove le cellule stesse non possono arrivare e quindi possono tentare di attirare il virus molto più efficientemente. Una volta che il virus è attratto e “intrappolato”, la nanoparticella usa dei macrofagi avviare un processo di autodistruzione che dura quarantott’ore.[1]
Gli esperimenti sembrano promettere bene
Esperimenti sono già stati effettuati sui topi, sui quali il sistema sembra non procurare tossicità, e su una coppia di polmoni donati mantenuti in vita tramite un ventilatore. Anche in quest’ultimo caso il sistema bloccava completamente l’infezione all’interno dei polmoni. Hanno infine testato queste “nano trappole” con un virus in vitro e anche in questo caso il sistema inibiva lo stesso virus meglio degli anticorpi neutralizzanti.
“È facilmente modulabile. Possiamo cambiare diversi anticorpi o proteine o prendere di mira diverse cellule immunitarie, in base a ciò di cui abbiamo bisogno con nuove varianti”, spiega Jill Rosenberg, una ricercatrice del team che ha lavorato con il collega Min Chen.[1]