
La NASA ha annunciato, finalmente in via ufficiale dopo anni di chiacchiere, la ripresa del suo programma spaziale per quanto riguarda l’approdo di nuovi esseri umani sulla Luna. Tuttavia, a differenza del passato, l’agenzia nazionale statunitense utilizzerà aziende spaziali private non solo per i lanci ma anche per la costruzione dei lander, dei rimorchiatori spaziali e delle stazioni di rifornimento necessarie.
Questo perché, quando i prossimi americani effettueranno l’atterraggio sulla Luna, vi resteranno un bel po’ di tempo, quasi a fondare una sorta di stazione umana sul nostro satellite naturale, come riferisce Jim Bridenstine, amministratore della NASA, in una conferenza dove erano presenti vari rappresentanti di aziende spaziali del paese: “Non torneremo sulla Luna per lasciare bandiere e impronte per non tornarci poi per altri 50 anni, andremo in modo sostenibile, per restare con i lander, i robot e i rover – e gli umani.”
L’annuncio non si rivela comunque fine a se stesso e serve per spronare le varie aziende private, che hanno tempo fino al 25 marzo, a mandare nuove idee per nuovi lanciatori e per nuovi sistemi di rifornimento per i veicoli che dovranno affrontare il viaggio. Le prime selezioni potrebbero essere effettuate già maggio e i primi contratti potrebbero essere stipulati già entro quest’anno o entro l’anno prossimo.
Come si può ben intendere, si tratta di un processo molto veloce che la stessa NASA ha inteso accelerare, probabilmente anche per motivi politici dato che c’è un ordine firmato dal presidente Trump nel dicembre 2018 che ha inteso proprio spingere la NASA ad accelerare verso questo obiettivo.
I futuri lanci verso la Luna potrebbero sfruttare il Lunar Orbital Platform-Gateway, un progetto che prevede la costruzione di una stazione spaziale orbitante intorno alla Luna, simile alla Stazione Spaziale Internazionale, una sorta di avamposto, che potrà ospitare fino a quattro persone contemporaneamente, per tutti gli astronauti in arrivo sul nostro satellite naturale.
Questo avamposto potrà servire per i rifornimenti e vanta quella che gli stessi leader della NASA hanno definito come una “architettura aperta”.
Tra i candidati privati vi sono in primis SpaceX e Northrop Grumman ma anche la Boeing sembra farsi avanti.
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