Navicella è entrata per la prima volta nella corona del Sole

Parker Solar Probe (credito: NASA/Johns Hopkins APL/Steve Gribben, CC BY 2.0, Wikimedia Commons)

Una navicella è entrata per la prima volta nella corona del Sole: lo riferisce un nuovo articolo pubblicato oggi dall’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA). Il riferimento è all’avvicinamento effettuato dalla sonda Parker Solar Probe che, il 28 aprile, è entrata in quello che è un ambiente periferico dell’atmosfera del Sole, un ambiente caldissimo denominato “corona”.

Ambiente estremo

Si tratta di un ambiente più che estremo con temperature che possono superare i 2 milioni di gradi Fahrenheit (più di un milione di gradi Celsius). Per verificare che la navicella fosse davvero entrata entro i confini della corona solare, i ricercatori del CfA, che hanno collaborato con altri colleghi di vari istituti, hanno monitorato il Solar Probe Cup, un particolare strumento che si trova sulla sonda. Questo strumento è stato costruito per raccogliere le particelle provenienti dall’atmosfera del Sole onde analizzarle.

Punto Alfvén

Come spiega Micheal Stevens, astrofisico del CfA, l’unico modo per capire come è fatta davvero l’atmosfera del Sole è entrarci dentro, almeno nella zona più esterna, e superare un punto che gli stessi ricercatori hanno denominato “punto Alfvén”.
Analizzando i dati raccolti da questo strumento, i ricercatori hanno avuto la conferma che la sonda era entrata nella cosiddetta “corona”, lo strato più esterno dell’atmosfera del Sole. Si tratta di un’area che, oltre alle altissime temperature, è caratterizzata da fortissimi campi magnetici. Il punto Alfvén è quel confine oltre il quale i venti solari riescono a liberarsi da questi forti campi magnetici per proiettarsi verso l’esterno.

Una regione particolare

L’area in cui la navicella è entrata è quella che di solito si vede quando guardiamo le foto del Sole, come spiega lo stesso Stevens: è quella zona esterna in cui ci sono vari anelli luminosi, a volte dei “capelli”, che si liberano dal Sole proiettandosi verso l’esterno ma che poi si riconnettono con il Sole stesso perché non riescono a liberarsi dal campo magnetico della stella.
È una regione particolare anche perché, come spiega il ricercatore, in essa il plasma, l’atmosfera e il vento solare interagiscono con il Sole proprio perché non riescono a “fuggire” via.

Uno strumento ha superato i 1000° centigradi

La navicella era protetta da un particolare scudo termico che però non copre il suddetto strumento: quest’ultimo, infatti, per raccogliere i dati deve essere esposto direttamente alla luce del Sole. È stato però costruito per funzionare a temperature molto elevate. I ricercatori hanno calcolato che alcune delle parti dello strumento hanno superato abbondantemente i 1000 °C diventando incandescente e di un colore rosso-arancione, come spiega Anthony Case, altro scienziato del progetto che coadiuva la sonda Solar Probe.
I ricercatori hanno pubblicato il proprio studio su Physical Review Letters.

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Note

  1. Phys. Rev. Lett. 127, 255101 (2021) – Parker Solar Probe Enters the Magnetically Dominated Solar Corona (DOI: 10.1103/PhysRevLett.127.255101)
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