
Un recente studio pubblicato su Lancet Regional Health – Americas[1] evidenzia l’allarmante impatto delle siccità in California sulla diffusione della coccidioidomicosi, detta anche “febbre della valle”, una malattia fungina emergente. Questa malattia, causata dal fungo Coccidioides, sta colpendo principalmente gli Stati Uniti occidentali, provocando sintomi simili all’influenza e, nei casi gravi, complicazioni potenzialmente letali. La ricerca condotta da team dell’Università della California, San Diego e Berkeley esamina come le mutevoli condizioni climatiche, in particolare le siccità prolungate, stiano contribuendo all’aumento dei casi di febbre della valle in California.[1]
Il collegamento tra siccità e febbre della valle
I ricercatori hanno scoperto un forte collegamento tra le condizioni di siccità e le fluttuazioni nei casi di febbre della valle. Analizzando i dati dal 2000 al 2021, hanno scoperto che mentre la malattia in genere raggiunge il picco da settembre a novembre, i periodi di siccità interrompono questo ciclo. Durante gli anni secchi, si osservano meno casi, ma non appena tornano le piogge, il numero di infezioni aumenta in modo significativo. Questo schema suggerisce che le spore del fungo prosperano quando la competizione per le risorse diminuisce durante la siccità, solo per esplodere quando tornano condizioni favorevoli, portando a un aumento delle infezioni.[1]
Impatto sulla salute pubblica
Lo studio sottolinea l’importanza di comprendere queste tendenze stagionali per una migliore preparazione alla salute pubblica. Alexandra Heaney, professoressa associata presso l’UC San Diego, sottolinea che questa conoscenza può aiutare i funzionari sanitari a programmare i loro avvertimenti e interventi in modo più efficace. La ricerca sottolinea anche la necessità di un monitoraggio più completo del fungo della febbre della valle, in particolare man mano che la malattia si diffonde in nuove aree oltre ai suoi tradizionali focolai.[1]