
Un metodo abbastanza singolare per contrastare lo scioglimento dei ghiacci della calotta polare artica è stato presentato da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung, Germania.
Sfida che sembra assurda ma che non è impossibile
Secondo i ricercatori sarebbe possibile creare miliardi di tonnellate di neve artificiale utilizzando l’acqua oceanica e distribuendola sui ghiacciai artici tramite cannoni di neve.
Gli stessi ricercatori ammettono comunque che si tratterebbe di uno sforzo di ingegneria senza precedenti ma evidentemente non impossibile visto che hanno pubblicato oggi uno studio su Science Advances dal titolo “Stabilizzazione dello strato di ghiaccio antartico occidentale mediante deposizione di massa superficiale”.
Il problema dello scioglimento dei ghiacci
Come avvertono già da molto tempo gli scienziati il continuo scioglimento dei ghiacci dell’Artico provocherà a lungo andare notevoli problemi alle città e agli insediamenti costieri umani dato che diversi di questi centri verranno sommersi dalle acque marine il cui livello aumenterà di anno in anno.
Inoltre la stessa perdita di ghiaccio artico, come confermato da diversi studi, sembra stia accelerando e le previsioni non promettono nulla di buono.
Miliardi di tonnellate di neve all’anno
Il metodo, secondo i ricercatori, potrebbe fermare questo collasso, come hanno visto nelle simulazioni computerizzate che hanno eseguito, aumentando le nevicate nelle aree più sotto pressione.
In effetti, scopriamo che un sacco di neve può davvero spingere la calotta di ghiaccio verso un regime stabile e fermare l’instabilità. In pratica, questo potrebbe essere realizzato con un’enorme ridistribuzione delle masse d’acqua – pompata fuori dall’oceano e fatta nevicare sulla calotta di ghiaccio a un ritmo di diverse centinaia di miliardi di tonnellate all’anno nel giro di pochi decenni”, riferisce Johannes Feldmann, uno degli autori della ricerca il quale ammette che si tratta di una proposta dal “carattere dirompente”.
Cannoni e turbine eoliche nel Mare di Amundsen
L’acqua marina andrebbe prima raccolta, poi desanalizzata e quindi trasportata nei pressi dei cannoni di neve “posteggiati” intanto nell’Artico. Alimentare poi questi ultimi risulterebbe un’altra sfida in quanto necessiterebbero di tantissima energia, procurata però da “turbine eoliche di fascia alta”, secondo gli stessi ricercatori.
Una struttura del genere (porto per l’accoglimento dell’acqua, strutture dei cannoni di neve, turbine eoliche per l’alimentazione) dovrebbe essere poi realizzata nel Mare di Amundsen dove c’è un clima non proprio adatto a sfide tecniche del genere.
Sfida mozzafiato
Tuttavia, come dichiara Anders Levermann, fisico dell’Istituto di Potsdam e ricercatore della Columbia university nonché altro autore dello studio, “l’apparente assurdità dello sforzo di innevare l’Antartide per fermare l’instabilità del ghiaccio riflette la dimensione mozzafiato del problema del livello del mare”.
Approfondimenti
- Stabilizing the West Antarctic Ice Sheet by surface mass deposition | Science Advances (IA) (DOI: 10.1126/sciadv.aaw4132)
Articoli correlati
- Due importanti ghiacciai dell’antartico sempre più a rischio di distacco dalla calotta (2/10/2020)
- Scioglimento dei ghiacci in Groenlandia supera punto di non ritorno: non c’è modo di tornare indietro (13/8/2020)
- Velocità dello scioglimento del ghiaccio artico: siamo solo all’inizio? (29/5/2020)
- Alaska, sono centinaia i laghi in disgelo che stanno tracimando (3/12/2020)
- Livello del mare, non esiste scenario plausibile che possa arrestarne aumento (25/9/2019)
- Scoperta massa d’acqua calda sotto ghiacciaio dell’Antartide che accelera scioglimento (31/1/2020)
- Imponente ghiacciaio al polo sud si è ritirato di 5 km in 22 anni e scioglimento sta accelerando (23/3/2020)
- Corrente oceanica dell’Artico più veloce e turbolenta potrebbe impattare su intero globo (8/2/2020)
Ma poi per produrre l’energia necessaria a questo scopo non si aumenterebbero le emissioni di CO2?