Un nuovo, preoccupante effetto che causa un’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci nell’area dell’Artico, e quindi nuove e più pesanti emissioni di CO2 nell’ambiente, è stato scoperto da un team di ricercatori dell’Università statale di San Diego.
Secondo i ricercatori, l’acqua che deriva dalla fusione delle nevi primaverili va a infiltrarsi nel suolo innescando un processo che vede una maggiore emissione di anidride carbonica ad una velocità, tra l’altro, più alta di quanto mai calcolato prima.
Naturalmente questo processo non fa altro che accelerare lo stesso scioglimento dei ghiacci e il riscaldamento globale in corso, in una reazione a catena.
I ricercatori, guidati da Kyle Arndt e Donatella Zona, hanno in particolare analizzato l’area di Utqiagvik, Alaska. Hanno raccolto vari campioni del suolo scoprendo che i gas serra intrappolati sfuggivano una volta che lo stesso ghiaccio si scioglieva e che al contempo, durante il disgelo primaverile, c’era un notevole surplus di produzione di carbonio.
Nello studio,pubblicato su Global Change Biology, sono arrivati a calcolare che il disgelo primaverile rappresenta la causa di quasi la metà di tutte le emissioni di carbonio che può essere assorbito dalle piante.
“In precedenza non avevamo questi dati, ma ora che li abbiamo, vediamo che questi ecosistemi si stanno rapidamente riscaldando”, spiega Arndt. “Molti modelli prevedono già che l’Artico si trasformerà in una fonte di CO2, ma potrebbero sottovalutare la dimensione della fonte se questo processo primaverile non viene preso in considerazione.”