
Ieri 17 aprile la sonda New Horizons della NASA ha raggiunto le 50 unità astronomiche di distanza dal Sole, una distanza che, precedentemente, era stata raggiunta solo da altre quattro sonde: Pioneer 10, Pioneer 11, Voyager 1 e Voyager 2, con le ultime due che sono attualmente le più lontane trovandosi, rispettivamente, a circa 152 unità astronomiche e a 127 unità astronomiche di distanza. Visto che un’unità astronomica rappresenta la distanza media tra il Sole e la Terra, si può dire che New Horizon è 50 volte più distante dal Sole della Terra.
New Horizons è la sonda che si è avvicinata a Plutone nel luglio del 2015 scattando diverse foto ad alta risoluzione che ci hanno fatto vedere, per la prima volta, la superficie di questo pianeta realmente per come è e non per come la immaginavamo. Tre anni e mezzo dopo la stessa sonda ha eseguito un sorvolo di Arrokoth, uno strano oggetto transnettuniano simile ad un’arachide composto da due planetesimi attaccati, uno del diametro di 21 km e l’altro di 15 km. Anche le immagini di questo oggetto, conosciuto anche con il nomignolo di Ultima Thule, hanno fatto il giro del mondo così come altre immagini di oggetti della fascia di Kuiper presi di mira dalla sonda.[1]
I dati che la sonda elaborerà e fornirà alla Terra continueranno, comunque, ad arrivare ancora per molti anni. La sonda, infatti, è stata studiata e progettata proprio per continuare la sua missione esplorativa nello spazio profondo e sconosciuto oltre Plutone e gli oggetti transnettuniani. Questo vuol dire che ha ancora un quantitativo di carburante sufficiente per continuare a viaggiare, almeno fino alla fine degli anni 2030, riferisce Alan Stern, uno dei responsabili del progetto New Horizons in intervista a Space.com.[1]
Secondo Stern siamo ancora a metà strada per quanto riguarda la durata di questa missione e soprattutto per ciò che concerne quello che è possibile fare dal punto di vista ingegneristico. La sonda, alimentata da un generatore termoelettrico a radioisotopi, può infatti produrre elettricità dal calore che viene emesso dal decadimento radioattivo del plutonio-238. Si tratta dello stesso generatore di energia che è presente anche sulle altre quattro succitate sonde della NASA progettate per la “lunga distanza”.
I ricercatori hanno già individuato una trentina di oggetti della fascia di Kuiper da osservare e i dati di tre di questi potrebbero già arrivare entro il mese prossimo, come spiega lo stesso sterna. Oltre ad osservare questi oggetti la sonda continuerà poi a raccogliere informazioni su Urano e su Nettuno e, in generale, sull’ambiente della stessa fascia di Kuiper, un’area del nostro sistema solare perlopiù inesplorata.