
I ricercatori dell’Heart Research Institute (HRI) hanno individuato un legame tra i livelli di nicotina nel sangue e l’apnea notturna. Nello specifico hanno individuato un collegamento tra la stessa nicotina di sangue e il tempo durante il quale le persone inala non meno ossigeno durante il sonno.
L’apnea notturna
L’apnea notturna, come spiega il comunicato dello stesso istituto, si verifica quando il passaggio della gola e quello delle vie aeree superiori tende a bloccarsi (completamente o parzialmente) mentre si sta dormendo. Quando si verifica, si hanno brevi interruzioni della respirazione e quindi apporti di ossigeno minori.[1]
Per misurare i livelli di gravità dell’apnea notturna si misurano proprio questi periodi di ossigeno inferiore, quando l’apporto inferiore al 90% del normale.
Quantificare l’effetto del fumo sulle concentrazioni di ossigeno
Se queste interruzioni di apporto di ossigeno si verificano troppo spesso, può subentrare la mortalità cardiovascolare, come spiega John O’Sullivan, ricercatore del Cardiometabolic Disease Group dell’HRI che ha realizzato lo studio.[1]
“Utilizzando le concentrazioni ematiche del principale metabolita della nicotina, siamo stati in grado per la prima volta di quantificare l’effetto del fumo sulle concentrazioni di ossigeno durante la notte nelle persone con apnea notturna”, spiega il ricercatore.[1]
Nicotina nel sangue associata a minori concentrazioni di ossigeno durante sonno
Un aumento standardizzato della nicotina nel sangue veniva associato a 2,3 minuti in più di stati in cui la concentrazione dell’ossigeno inalatore inferiore al 90% delle persone con apnea notturna.
Secondo O’Sullivan, l’insufficienza cardiaca rigida, una condizione che vede il muscolo del cuore che può ancora pompare sangue ma che risulta rigido e quindi non può rilassarsi in maniera naturale ed in maniera corretta, è ancora la tipologia di insufficienza cardiaca più comune e non esiste un’opzione valida di trattamento.[1]
Importante predittore di esito cardiovascolare
Lo studio si è svolto su più di 3000 soggetti i cui dati sono stati raccolti negli Stati Uniti. La ricerca è stata pubblicata su ESC Heart Failure. Il fatto che il collegamento tra il tempo trascorso con una saturazione di ossigeno inferiore al 90% e i livelli di nicotina nel sangue risulti un importante predittore di esito cardiovascolare, è una scoperta importante, riferiscono i ricercatori nell’abstract.[2]