Mini cervelli coltivati in laboratorio utili per contrastare microcefalia in neonati

Abstract grafico dello studio (credito: DOI: 10.1016/j.xcrm.2020.100002)

Organoidi cerebrali coltivati in laboratorio, definibili come “mini cervelli”, per capire come il citomegalovirus porta alla microcefalia nei bambini ancora nati: è questo il progetto che sta portando avanti uno scienziato del City of Hope National Medical Center.
La microcefalia è una patologia che fa nascere bambini con teste più piccole del normale. La condizione sopravviene quando c’è l’infezione da citomegalovirus (CMV), un genere di virus della famiglia degli Herpesviridae. Negli Stati Uniti è una delle cause più comuni difetti alla nascita correlati alle infezioni e circa un bambino su cinque con l’infezione da CMV presenta difetti alla nascita o altre tipologie di problemi di salute a lungo termine, tra cui la microcefalia.

“Siamo tra i primi a modellare la microcefalia umana indotta da CMV usando organoidi cerebrali. Questo è un primo passo verso un giorno che studia complicanze neurologiche più complesse come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson”, riferisce Yanhong Shi, uno dei responsabili dello studio poi pubblicato su Cell Reports Medicine.
Grazie ai test svolti su questi “mini cervelli” i ricercatori hanno scoperto che un anticorpo protettivo del sistema immunitario attualmente in fase di sviluppo, quando inserito nel modello organoide, può arrivare a prevenire o ridurre le conseguenze più gravi dell’infezione da questo virus.

Gli organoidi cerebrali stanno aiutando tantissimo nello studio dei disturbi neurologici. Si pensi che fino a poco tempo fa, i ricercatori erano costretti a studiare queste tipologie di problemi solo in modelli bidimensionali in capsule di Petri. Ora, con questi “mini cervelli” in 3D, si possono replicare molte delle caratteristiche più importanti dei disturbi neurologici.

“Una strategia organoide simile può essere utilizzata per comprendere in che modo l’infezione da virus SARS-CoV-2 porta a COVID-19 in modo da poter testare potenziali terapie per la malattia”, riferisce Guoqiang Sun, l’autore principale dello studio e ricercatore nella Dipartimento di biologia delle cellule staminali del Beckman Research Institute del City of Hope.

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