L’equilibrio della presenza del ferro nel nostro corpo è molto importante e ciò vale anche per quanto riguarda le funzioni neuronali, come suggerisce un nuovo studio apparso su Neurobiology of Aging.[2] Già in passato alcuni studi hanno mostrato che livelli di ferro troppo alti possono essere collegati a prestazioni cognitive più scarse, come rileva un articolo apparso sul sito del College of Medicine dell’Università del Kentucky.[1]
Aumento di ferro nel cervello contrastabile con alimentazione sana?
I ricercatori dell’università americana si sono chiesti se questo aumento del ferro cerebrale legato all’età, e dunque anche il declino cognitivo collegato, potessero essere contrastati da quello che è agli effetti un fattore esterno: un’alimentazione sana.
I ricercatori hanno dunque svolto un esperimento su un gruppo di persone sane con un’età compresa tra i 61 e gli 86 anni. I dati raccolti erano riferibili a varie fonti tra cui anche questionari a cui i soggetti dovevano rispondere e test per capire le prestazioni della memoria di lavoro nonché risonanze magnetiche.
Noci, semi di soia, oli d’oliva e pesce
I ricercatori avevano la conferma che all’aumentare dell’età c’è un aumento dei livelli di concentrazione di ferro il cervello e quindi, di solito, anche prestazioni più scarse a livello cognitivo, in particolare quelle legate alla memoria di lavoro.
I ricercatori notavano però altre cose interessanti. Qui soggetti di che mangiavano più spesso noci, semi di soia, oli d’oliva e pesce mostravano un livello di ferro cerebrale minore e, conseguentemente, prestazioni legate alla memoria di lavoro migliori.
Si tratta di alimenti che contengono, tra i vari nutrienti, anche vitamina E, lisina, omega-3 DHA e LA omega-6 PUFA, come spiega lo stesso comunicato.[1]
Nutrienti offrono protezione contro accumuli di ferro nel cervello
Secondo i ricercatori sarebbero proprio questi nutrienti ad offrire la maggiore protezione contro gli accumuli di ferro nel cervello e quindi il relativo declino cognitivo, come spiega Valentinos Zachariou, il primo autore dello studio.
Si tratta di risultati che fanno sperare che, con un’alimentazione specifica, si possano rallentare gli accumuli pericolosi di ferro nel cervello negli anziani e quindi migliorare le loro prestazioni cognitive anche se altri studi clinici dovranno essere effettuati per averne una conferma.