
Uno studio pubblicato su Nature[1] dimostra che l’impatto umano riduce la biodiversità delle piante anche a centinaia di chilometri di distanza, compromettendo persino gli ecosistemi apparentemente intatti.
La biodiversità invisibile: cosa ci manca davvero
Non tutte le specie che potrebbero vivere in un ecosistema sono effettivamente presenti. Questo concetto, noto come “diversità oscura”, rappresenta le specie adatte ma assenti in un dato habitat. Lo studio ha evidenziato che questa diversità oscura aumenta nelle zone con alta attività umana, anche se le aree sembrano naturali. In regioni poco antropizzate si trova circa un terzo delle specie potenzialmente presenti, ma dove l’impatto umano è più intenso, la quota scende a un quinto.
Un impatto più ampio del previsto
La ricerca, realizzata dal network internazionale DarkDivNet e con il contributo del gruppo Biodiversità ed Evoluzione dell’Università dei Paesi Baschi, ha analizzato oltre 5.400 siti in 119 regioni globali. I ricercatori hanno stimato le specie vegetali potenzialmente presenti e le hanno confrontate con quelle effettivamente trovate. È emerso che l’impronta umana influisce sulla biodiversità locale anche in un raggio di 300 chilometri, attraverso inquinamento, incendi, deforestazione e frammentazione degli habitat.
Le aree protette non sono immuni
Il dato più allarmante è che persino le aree naturali protette mostrano una biodiversità impoverita quando si trovano in contesti regionali alterati. Tuttavia, quando almeno il 30% di un’area rimane ben conservato, la diversità si mantiene più stabile. Questo rafforza l’importanza dell’obiettivo globale di proteggere almeno il 30% della superficie terrestre entro il 2030.
Perché studiare la diversità oscura
Il concetto di diversità oscura permette di misurare il “potenziale” biologico di un luogo e non solo quello che è visibile. Gli scienziati sostengono che questo approccio possa essere utile anche nei progetti di restauro ecologico, aiutando a capire quali specie potrebbero tornare e ristabilire un ecosistema sano. Un messaggio chiaro emerge: la presenza di infrastrutture, anche lontane, altera il delicato equilibrio della natura più di quanto pensassimo.