I risultati di un un nuovo studio sfidano l’opinione diffusa, forse fin troppo, che fumare contribuisca a contenere il sovrappeso e dunque aiuti a restare magri, tra l’altro una delle scuse che molte persone trovano quando non riescono a smettere di fumare.
Secondo una ricerca svolta da ricercatori del Medical Center della Vanderbilt University, i fumatori, invece, mostrano un rischio più grande di formazione di depositi di grasso all’interno e intorno agli organi nonché intorno ai tessuti rispetto ai non fumatori.
I ricercatori hanno infatti analizzato, tramite la tomografia computerizzata (TAC), i depositi di grasso sottocutaneo, intorno agli organi, come l’intestino, e intorno ai muscoli addominali (il cosiddetto grasso intramuscolare) nonché all’interno dei muscoli (grasso intramuscolare) di vari partecipanti allo studio.
Scoprivano che i soggetti che fumavano mostravano muscoli addominali con un quantitativo maggiore di grasso, come spiega James “Greg” Terry, uno degli autori dello studio.
Gli stessi fumatori, inoltre, mostravano In media, sempre rispetto ai non fumatori, una quantità maggiore di grasso viscerale, il grasso che si deposita intorno agli organi interni.
Notavano inoltre che i soggetti che avevano smesso di fumare mostravano dei livelli intermedi di grasso viscerale e intramuscolare.
Un quantitativo maggiore di grasso è una caratteristica negativa perché aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, di disabilità fisiche e di altre patologie.
Il fumo di sigaretta come metodo per perdere peso si rivela dunque una strategia rischiosa, come spiega, David Jacobs, professore di sanità pubblica dell’Università del Minnesota: “I nostri dati mostrano che il modello di deposizione di grasso evidente nei fumatori è associato a un danno metabolico”.
Lo studio è stato pubblicato su PLOS Medicine.
Approfondimenti
- Study challenges idea that lower BMI shields smokers from fat-associated health risks | EurekAlert! Science News (IA)
- Association of smoking with abdominal adipose deposition and muscle composition in Coronary Artery Risk Development in Young Adults (CARDIA) participants at mid-life: A population-based cohort study (IA) (DOI: 10.1371/journal.pmed.1003223)