
Condividiamo molto con i topi e le mosche per quanto riguarda lo sviluppo e la funzione di determinate aree cerebrali coinvolte nell’attenzione e nel controllo del movimento secondo un nuovo studio realizzato da ricercatori del King’s College di Londra.
Si tratta di scoperte potrebbero essere utili per trattare disturbi mentali quali l’ansia e quelli relativi allo spettro autistico.
Secondo i ricercatori, infatti, il cervello delle mosche e dei topi sono molto simili a quelle degli umani in relazione ai meccanismi genetici alla base dello sviluppo del cervello stesso.
Questo può significare due cose: c’è un singolo antenato comune per i mammiferi e per gli insetti. Oppure può voler dire che il cervello si è evoluto più volte in maniera indipendente, in specie diverse, ma più o meno sempre allo stesso modo visto che i meccanismi che regolano le attività genetiche per la formazione di aree cerebrali tra l’altro molto importanti, come quelle per controllare il comportamento, sono abbastanza simili.
I ricercatori hanno avuto una conferma di queste somiglianze quando hanno inibito questi meccanismi genetici regolatori degli insetti e nei topi: entrambe le specie mostravano problemi comportamentali molto simili. Questo vuol dire che quegli elementi che sono alla base dell’attività di quei geni essenziali per la formazione dei circuiti cerebrali legati al comportamento sono gli stessi. Secondo i ricercatori ciò è da spiegare con la tesi dell’antenato comune.
“La nostra ricerca mostra che i circuiti cerebrali essenziali per un comportamento coordinato sono messi in atto da meccanismi simili negli umani, nelle mosche e nei topi. Ciò indica che l’evoluzione del loro cervello molto diverso può essere fatta risalire a un comune cervello ancestrale più di mezzo miliardo di anni fa”, spiega Frank Hirth dell’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze nonché autore senior dello studio.
Questo studio potrà inoltre servire anche per comprendere ancora di più riguardo a come il cervello, in particolare quello umano, si è evoluto, come lascia intendere Nicholas Strausfeld, un professore di neuroscienze dell’Università dell’Arizona e altro autore dello studio secondo il quale c’è stata un’origine molto precoce dei circuiti essenziali del cervello, circuiti che, per un periodo di tempo lunghissimo, sono rimasti più o meno sempre gli stessi.
E questo nonostante gli stessi cervelli, nel corso dell’evoluzione, abbiano poi subito modifiche sostanziali che sono quelle che possiamo vedere oggi e che fanno sì che ci sia differenza, per esempio a livello intellettivo, tra un uomo e una mosca. Tutto è partito da un singolo, primordiale e semplice cervello sviluppatosi centinaia di milioni di anni fa.