NRAO e Istituto SETI annunciano accordo per potenziare ricerca di vita extraterrestre

I dati reperiti dal VLA saranno trattati attraverso un nuovo sistema di elaborazione ideato dall'Istituto SETI per cercare tracce di tecnologie aliene (credito: Bill Saxton, NRAO / AUI / NSF)

Il National Radio Astronomy Observatory (NRAO) e il SETI Institute annunciano un nuovo accordo onde effettuare una collaborazione per ampliare le capacità di ricerca di vita extraterrestre intelligente proprio grazie ai radiotelescopi della NRAO.
Tra i radiotelescopi che verranno utilizzati ci sarà anche il Very Large Array (VLA) Karl G. Jansky della National Science Foundation, grazie al quale si potrà andare alla ricerca delle cosiddette “tecnofirme”, ossia segnali o tracce dell’esistenza di vita extraterrestre intelligente.

“Mentre il VLA conduce le sue solite osservazioni scientifiche, questo nuovo sistema consentirà un ulteriore e importante utilizzo dei dati che stiamo già raccogliendo”, dichiara il direttore dell’NRAO Tony Beasley. “Determinare se siamo soli nell’universo come vita tecnologicamente capace è tra le domande più interessanti della scienza e i telescopi NRAO possono svolgere un ruolo importante nella risposta”.

Questo significa che l’istituto SETI potrà accedere al ricchissimo flusso di dati che viene continuamente prodotto da questo telescopio quando osserva il cielo: “Questa interfaccia ci consentirà di condurre un potente sondaggio SETI su vasta area che sarà enormemente più completo di qualsiasi precedente ricerca di questo tipo”, spiega Andrew Siemion, uno dei responsabili dell’istituto SETI e ricercatore per la Breakthrough Listen Initiative presso l’Università della California, Berkeley.

Tra le “tecnofirme” che questa nuova interfaccia potrà individuare non ci sono solo i segnali radio ma anche i raggi laser, eventuali strutture costruite intorno alle stelle (per sfruttarne tutta o quasi l’energia), eventuali presenze nelle atmosfere degli esopianeti di determinati prodotti chimici che potrebbero essere prodotti solo da industrie o anche anelli di satelliti artificiali in comunicazione geosincrona in orbita sempre intorno agli esopianeti eventualmente abitati dagli extraterrestri.

“Tali indicatori stanno diventando rilevabili mentre la nostra tecnologia avanza, e questo ha rinnovato l’interesse per le ricerche SETI presso agenzie governative e fondazioni private”, riferisce Siemion.

Per quanto riguarda le analisi delle atmosfere degli esopianeti saranno i prossimi telescopi spaziali, in primis il James Webb, a dare davvero una mano importantissima in quanto avranno per primi le capacità osservative di analizzare atmosfere di oggetti così lontani che potrebbero a loro volta essere letteralmente “nascosti” dalla potente luce proveniente dalla stella intorno a cui orbitano.

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