Nucleo della Terra è coperto da neve di particelle di ferro secondo nuovo studio

Grafico che mostra come sono composte le sezioni del nucleo della Terra secondo il nuovo studio secondo il quale cristalli di ferro si formano nello strato fuso del nucleo esterno (bianco) (credito: University of Texas at Austin/Jackson School of Geosciences)

Una sorta di copertura di neve di particelle di ferro è stata ipotizzata intorno al nucleo caldo della Terra in un nuovo studio apparso su JGR Solid Earth e realizzato da un team di ricercatori guidati da Jung-Fu Lin, professore della scuola di Geoscienze Jackson dell’Università del Texas ad Austin.
Secondo i ricercatori, intorno al nucleo interno della Terra, in un ambiente in cui c’è una pressione immensa, ci sarebbe una precipitazione di minuscole particelle di ferro che cadono dal nucleo esterno fuso accumulandosi supere nucleo interno. Queste particelle creano pile spesse fino a 320 km.

Secondo gli stessi ricercatori, le modalità con cui si forma questa sorta di sezione semiliquida intorno al nucleo interno sono simili a quelle che vedono la formazione delle rocce all’interno dei vulcani.
Lo stesso Jung-Fu Lin spiega: “Il nucleo metallico della Terra funziona come una camera di magma che conosciamo meglio nella crosta”.

Si tratta di intuizioni teoriche semplicemente perché il nucleo della Terra non può essere campionato o studiato direttamente. L’unico modo che hanno gli scienziati per reperire informazioni riguardo a questa sezione nascosta del nostro pianeta è quello di registrare e analizzare i segnali delle onde sismiche quando attraversano tutta la terra.
Tuttavia alcuni studi recenti hanno sollevato degli interrogativi: queste onde si muovono più lentamente del previsto quando attraversano la base dello nucleo esterno e si muovono più velocemente quando attraversano l’emisfero orientale del nucleo interno superiore.

Per spiegare questo fenomeno, Jung-Fu Lin e l’altro autore principale dello studio, Youjun Zhang, professore presso l’Università del Sichuan in Cina, hanno proposto questa teoria secondo cui il nucleo ricoperto di “neve” di ferro spiegherebbe queste aberrazioni.
Si tratta di una teoria per certi versi già proposta negli anni 60 dallo scienziato S.I. Braginskii secondo il quale esisteva, tra i nucleo interno e quello esterno, uno strato di liquame.

I nuovi dati raccolti per questo studio mostrano che una sorta di effetto di cristallizzazione è possibile in quest’area e che circa il 15% del nucleo esterno più basso può essere fatto effettivamente di cristalli a base di ferro che alla fine cadono depositandosi sul nucleo interno solido.
“È una specie di cosa bizzarra a cui pensare”, ammette Nick Dygert, un professore dell’Università del Tennessee che ha partecipato allo studio. “Hai cristalli all’interno del nucleo esterno che nevicano sul nucleo interno per una distanza di diverse centinaia di chilometri.”
Tra l’altro questa teoria supporta l’idea che il confine del nucleo interno non è rappresentato da una superficie semplice e liscia, come spiega lo stesso Zhang.

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