Nuova aquila vissuta più di 20 milioni di anni fa in Australia identificata grazie a ritrovamento eccezionale

La Archaehierax sylvestris viveva, più di 20 milioni di anni fa, nei pressi di un rigoglioso lago oggi rinsecchitosi in un'area diventata desertica e brulla (credito: Jacob Blokland - Flinders University)

Un’importante scoperta paleontologica che potrebbe rivelarsi molto utile per la ricostruzione della storia evolutiva degli animali rapaci vissuti nell’area dell’odierna astrale è stata effettuata da un team di ricercatori della Flinders University.
I resti fossili sono stati scoperti nei pressi del lago Pinpa, un lago secco dell’Australia meridionale, e sono risalenti, secondo la datazione effettuata dai ricercatori, a 25 milioni di anni fa.

Identificata nuova specie: Archaehierax sylvestris

Il sito, situato vicino ad un allevamento di bestiame, conteneva resti fossili di quelle che possono essere considerate come le aquile più antiche dell’Australia. In particolare i ricercatori hanno identificato una nuova specie vissuta nel corso del tardo oligocene (tra 33 e 23 milioni di anni fa). La nuova specie è stata denominata Archaehierax sylvestris ed è una delle specie di rapaci più antiche mai scoperta.

Una delle aquile più antiche dell’Australia

Più piccola e in generale più minuta dell’aquila dalla coda a cuneo (Aquila audax, un rapace tipico dell’Australia e del sud della Nuova Guinea), questa specie è comunque una delle più grandi risalenti a questo periodo tra quelle individuati da resti ritrovati in Australia.

Predatrice con zampe molto ampie

Aveva un’ampiezza delle zampe di 15 cm che gli permetteva di afferrare anche prede degno di nota. In effetti in quell’epoca vivevano dei marsupiali che avevano dimensioni molto piccole rispetto a quelle dei marsupiali odierni. I marsupiali durante l’oligocene erano grossi quanto un gatto e quindi è d’uopo pensare che l’Archaehierax sylvestris potesse afferrare al volo prede come queste.

Ritrovamento “eccitante”

I ricercatori sono riusciti ad ottenere i resti fossili della maggior parte dello scheletro, una cosa che, secondo Trevor Worthy, un professore alla suddetta Università australiana e uno degli autori dello studio, è “eccitante”. Non è facile, infatti, trovare resti fossili anche di un solo osso di un’aquila di questo periodo.

Ali più piccole per evitare numerosi alberi

Attualmente l’area del lago Pinpa è brulla, desolata e desertica ma durante l’oligocene era un ecosistema rigoglioso con alberi e verdeggianti foreste.
Per agguantare le prede a terra evitando tutti questi alberi e le piante, l’Archaehierax era dotato di ali più corte rispetto a quelle di altre aquile, come l’aquila a coda di cuneo.
Considerando le grandi zampe, i ricercatori sono giunti alla conclusione che probabilmente era un’aquila non molto veloce che tendeva agguati piuttosto che operare quasi in picchiata e in velocità come spesso vediamo fare alle aquile odierne.

Tra le prede koala, opossum e uccelli acquatici

Tra gli animali che questa aquila cacciava c’erano probabilmente koala, opossum e anche animali sugli alberi, molto probabilmente uccelli acquatici, fenicotteri e cormorani che si sostentavano vicino a quello che una volta era un lago pieno d’acqua.

Note e approfondimenti

  1. Taylor & Francis Group News Archives – Page 8 of 14 (IA)
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