
Uno studio realizzato da ricercatori del Rush University Medical Center analizza il collegamento tra la dieta MIND e le prestazioni cognitive notando un’associazione tra la suddetta dieta e un miglioramento delle stesse prestazioni cognitive. Lo studio è stato pubblicato sulla Journal of Alzheimer’s Disease.[2]
Dieta MIND positiva anche in presenza di depositi amiloidi
Secondo quanto spiegano i ricercatori in un comunicato emesso dall’università americana,[1] gli anziani potrebbero effettivamente trarre dei benefici dalla dieta MIND, in particolare quando tendono a sviluppare quei grovigli o placche proteiche, definite beta-amiloidi, nel cervello che rappresentano una delle prime fasi di alcuni disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer.[1]
Che cos’è la dieta MIND
La dieta MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay) può essere considerata come una sorta di ibrido tra la dieta mediterranea e la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension). Questa dieta enfatizza il consumo di frutta fresca, legumi e verdure e raccomanda soprattutto verdure a foglia verde e frutti di bosco. Questi ultimi sono stati oggetti di diversi studi e hanno mostrato di avere un effetto positivo per quanto riguarda il rallentamento del declino cognitivo.[3]
Alimenti della dieta MIND
Come spiega lo stesso comunicato della Rush, per aderire bene alla dieta MIND bisognerebbe mangiare ogni giorno almeno tre porzioni di cereali integrali, una porzione di verdura foglia verde e un’altra di verdura. Il tutto unito ad un bicchiere di vino e ad uno spuntino, quest’ultimo da fare quasi ogni giorno, che vede la presenza di noci. Bisognerebbe inoltre consumare fagioli a giorni alterni, pollame, frutti di bosco almeno due volte ogni settimana e una porzione di pesce almeno una volta a settimana.
Per quanto riguarda gli alimenti che dovrebbero essere limitati, ci sono il burro, i dolci, il formaggio intero, i cibi fritti o quelli tipici del fast-food.[1]
L’esperimento
Il team ha analizzato gli effetti di questa dieta su 569 partecipanti. Questi ultimi hanno dovuto completare varie questionari e valutazioni periodiche nonché test cognitivi.
Come spiega Klodian Dhana, professore assistente di geriatria e medicina palliativa alla Rush e autore principale dello studio, il team ha scoperto che punteggi più alti collegati alla dieta MIND potevano essere collegati a prestazioni migliori per quanto riguarda la memoria e la capacità di pensiero e ciò sembrava essere indipendente dai sintomi dell’Alzheimer o di altre patologie cerebrali collegate all’età. In generale questa dieta sembra avere delle capacità protettive nei confronti della resilienza cognitiva degli anziani.[1]