Nuova pelle elettronica fatta con sensori magnetici e circuiti organici

La pelle elettronica magnetica realizzata dai ricercatori rileva la posizione delle dita grazie a dei magneti posti su di esse che si avvicinano al palmo (credito: Masaya Kondo, ISIR, Università di Osaka, PhotoBIO-OIL)

Viene definita come la “prima elettronica flessibile completamente integrata” fatta da sensori magnetici e circuiti organici la pelle umana artificiale creata da un team di ricercatori dell’Istituto Leibniz per la ricerca sui materiali solidi e sui materiali.
Una pelle del genere potrebbe essere utile innanzitutto nel contesto della robotica per far sì che anche gli stessi sistemi robotici possano, almeno in parte, usufruire delle caratteristiche insite nella pelle umana, un organo multifunzionale tra i più affascinanti con proprietà uniche.

L’ostacolo principale nel realizzare una pelle artificiale che assomigli quanto più possibile alla pelle naturale sta nel fatto che bisogna interconnettere un grandissimo numero di singoli sensori, un compito impegnativo per chiunque anche perché c’è bisogno di un cablaggio non indifferente.
I ricercatori hanno presentato quello che hanno definito come un sistema pionieristico” fatto con sensori magnetici a matrice attiva e, nello studio pubblicato su Science Advances, viene descritto come questo sistema è basato su dei transistor organici a pellicola sottile, il tutto integrato in una piattaforma unica.

La nuova “pelle” elettronica risulta robusta e può essere piegata o anche attorcigliata.
“Le nostre prime funzionalità magnetiche integrate dimostrano che i sensori magnetici flessibili a pellicola sottile possono essere integrati all’interno di circuiti organici complessi. E la natura flessibile di questi dispositivi è una caratteristica indispensabile per le applicazioni moderne e future come la robotica leggera, gli impianti e le protesi. Il passo successivo è aumentare il numero di sensori per superficie, nonché espandere la pelle elettronica per adattarsi a superfici più grandi”, dichiara Oliver G. Schmidt, direttore dell’Istituto Leibniz.

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