
Uno dei misteri che attanagliano gli astronomi impegnati nello studio del sole è relativo al fatto che la temperatura della corona, e dunque della sua atmosfera, risulta più calda di quella della superficie del sole stesso. Trovare una risposta è sempre stato difficile anche perché non ci sono molti strumenti idonei per misurare o osservare direttamente cosa si verifica sulla superficie del sole in relazione alle differenze con ciò che succede nella sua atmosfera.
Una nuova ricerca, apparsa su Nature Astronomy, analizza i dati del razzo FOXSI-2, un razzo con vari telescopi progettati proprio per studiare il sole. I dati sono stati in particolare utilizzati per testare una teoria, quella secondo cui la temperatura più alta nella parte più esterna del sole sarebbe provocata da numerosissime ma minuscoli esplosioni o brillamenti difficili da individuare con strumenti convenzionali.
Onde testare questa teoria, gli scienziati hanno esaminato le emissioni a raggi X della corona scoprendo che si rivelavano oltremodo energetiche. Secondo gli scienziati, l’unica fonte probabile sarebbe da addurre al plasma surriscaldato proveniente dai cosiddetti “nanobrillamenti” (detti anche nanoflare), brillamenti molto piccoli (rispetto a quelli che siamo soliti osservare sul sole).
Naturalmente si tratta ancora di una teoria e una spiegazione reale della differenza di temperatura alquanto strana che si può rilevare sulle parti esterne del sole sembra, almeno per il momento, ancora lungi dal venire.
Fonti e approfondimenti
- Nanoflares in the sun’s plasma may cause its scalding atmosphere | New Scientist (IA)
- Nanoflares heat corona | Astronomy.com (IA)
- Detection of nanoflare-heated plasma in the solar corona by the FOXSI-2 sounding rocket | Nature Astronomy (IA)
- DOI: 10.1038/s41550-017-0269-z
- Nanobrillamenti – Wikipedia (IA)
- Crediti immagine: Dr. Juerg Alean/Science Photo Library
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