Viene definito come il processore neuromorfico ottico più veloce del mondo quello realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Tecnologia di Swinburne. Questo processore neuromorfico ottico potrebbe rivelarsi molto utile per il settore dell’intelligenza artificiale, dato che può eseguire più di 10 trilioni di operazioni al secondo (TeraOPs/s) ed è stato costruito per elaborare “ultra-dati su larga scala”.
Il nuovo processore neuromorfico viene descritto in uno studio su Nature e nel comunicato stampa si parla di “un enorme balzo in avanti per le reti neurali e l’elaborazione neuromorfica”.
Settore delle reti neurali
Il settore delle reti neurali è considerato da molti come quello che diverrà predominante per quanto riguarda l’intelligenza artificiale in quanto con processori e sistemi che imitano il funzionamento del cervello e delle sue sinapsi si potranno estrarre le caratteristiche più importanti dei dati grezzi onde prevederne le proprietà e il comportamento con un livello di precisione, ma anche di semplicità, che non avrà precedenti.
Il problema è, come in tutta l’informatica d’altronde, la forza computazionale di cui c’è bisogno e il risultato raggiunto dai ricercatori in questo caso si rivela un passo in avanti che accelera il percorso che va proprio in questa direzione.
Processore ottico neuromorfico 1000 volte più veloce
Questo nuovo processore ottico neuromorfico funziona infatti ad una velocità che è 1000 volte più grande rispetto al predecessore più veloce tanto che è in grado, per fare un esempio, di facilitare moltissimo il riconoscimento completo delle immagini.
Il risultato è stato raggiunto dai ricercatori grazie a dei “micro-pettini ottici”, come spiega David Moss, professore della Swinburne, uno dei membri del team di ricerca.
Un singolo processore
Non si tratta del processore più potente in assoluto: ci sono altri processori elettronici, come quelli di Google giusto per fare un esempio, che possono superare anche la velocità di computazione di 100 TeraOP/s ma di solito lo fanno con sistemi che vedono l’utilizzo di migliaia di processori in parallelo. In questo caso si tratta di un sistema che usa un singolo processore che si basa su una nuova tecnologia di interlacciamento simultaneo dei dati e della lunghezza d’onda tramite appunto i suddetti “micro-pettini ottici”. Si tratta di chip di nuova concezione composti da centinaia di laser all’infrarosso che lavorano in parallelo su un singolo chip. Ne risulta un chip più veloce, più piccolo, più leggero e anche più economico.
Chip micro-pettini integrati
“Nei 10 anni trascorsi da quando li ho co-inventati, i chip micro-pettini integrati sono diventati enormemente importanti ed è davvero emozionante vederli consentire questi enormi progressi nella comunicazione e nell’elaborazione delle informazioni. I micro-pettini offrono enormi promesse per noi nel soddisfare il bisogno insaziabile di informazioni del mondo”, spiega ancora Moss.
Tecnologia applicabile ad ogni forma di comunicazione
E non si tratterebbe neanche di una tecnologia da utilizzare solo in ambienti specifici, come lascia intendere Arnan Mitchell, ricercatore della RMIT University, altro componente del team: si tratta di una tecnologia che è infatti applicabile ad ogni forma di comunicazione o elaborazione e proprio per questo potrebbe avere un impatto enorme. Si pensi, per esempio, a sistemi con un enorme potenza computazionale che lavorano con un solo chip: i costi e i consumi così come le dimensioni sarebbero notevolmente ridotti e ciò rappresenterebbe un vantaggio anche per le reti neurali artificiali e per l’intelligenza artificiale.
Approfondimenti
- 11 TOPS photonic convolutional accelerator for optical neural networks | Nature (IA) (DOI: 10.1038/s41586-020-03063-0)