Nuovo materiale ispirato ad occhi delle mosche è antiriflesso e antiadesivo

Ingrandimenti successivi dell'occhio del moscerino della frutta. Nell'ultimo ingrandimento, quello più ravvicinato, si possono notare tante protuberanze le quali sono alte poche decine di nanometri (credito: UNIGE/Vladimir Katanaev)

Gli occhi di diversi insetti hanno sempre riscosso un certo interesse da parte di scienziati perché hanno delle caratteristiche davvero speciali. Ricoperti da un sottile strato trasparente, gli occhi delle mosche e dei moscerini, per esempio, vantano particolari proprietà antiriflesso e antiadesive. Ed è proprio a queste proprietà che un team di ricercatori si sta interessando e ha già raccolto i primi risultati con la creazione di un nuovo nanorivestimento che si avvicina, per le proprietà intrinseche, a quello degli occhi delle mosche.

I ricercatori dell’Università di Ginevra, di quella di Losanna e dell’ETH di Zurigo, sono partiti dal presupposto che il rivestimento degli occhi delle mosche è fatto praticamente solo da due ingredienti: la retinina, una proteina, e la cera corneale. Con questi due ingredienti e tramite una particolare struttura, gli occhi delle mosche possono contare su una regolare rete di protuberanze che innescano o disinnescano un particolare processo di morfogenesi.
I ricercatori hanno riprodotto artificialmente questo fenomeno mescolando la retinina e la cera su varie tipologie di superfici. Alla fine hanno ottenuto un nanorivestimento con una struttura simile a quello degli occhi degli insetti con le relative caratteristiche antiadesive e antiriflesso.

“Il nanorivestimento che copre la superficie degli occhi di alcuni insetti è stato scoperto alla fine degli anni ’60 nelle falene”, spiega Vladimir Katanaev, professore del Dipartimento di Fisiologia Cellulare e Metabolismo della Facoltà di Medicina dell’UNIGE e uno degli autori principale dello studio. “È costituito da una fitta rete di piccole sporgenze di circa 200 nanometri di diametro e diverse dozzine di nanometri di altezza. Ha l’effetto di ridurre il riflesso della luce”.
I ricercatori si sono concentrati soprattutto sulla cosiddetta mosca della frutta (Drosophila melanogaster) ed hanno analizzato il suddetto processo di morfogenesi, tra l’altro già modellato negli anni 50 da Alan Turing.
Hanno scoperto che la retinina svolge il ruolo di attivatrice del processo mentre la cera svolge il ruolo di disattivatrice.
Il nuovo nanorivestimento è stato già testato e si dimostra molto resistente all’acqua. Mostra inoltre un’interessante proprietà antiriflesso che potrebbe essere di interesse soprattutto per le aziende produttrici di lenti a contatto.

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