Nuovo potente strumento rileva immagine reale della luce del pianeta Beta Pictoris c

Il sistema di Beta Pictoris da vari punti di vista. La prima immagine è stata realizzata tramite osservazioni reali di telescopi terrestri (credito: Axel Quetz/MPIA Graphics Department)

Usando i dati provenienti da osservazioni reali di quattro grandi telescopi, un team di ricercatori dell’Istituto Max Planck di Astronomia e Fisica Extraterrestre hanno realizzato un’immagine che riprende la luce riflessa da un esopianeta che orbita intorno alla stella Beta Pictoris, un sistema distante da noi circa 63 anni luce. I ricercatori sono riusciti a separare questa debole luce riflessa dalla luce proveniente dalla stella anche se l’esopianeta non appare in maniera diretta nell’immagine ma si rivela solo indirettamente nello spettro.

Questo studio conferma che è possibile rilevare il livello di luminosità, oltre ad altre caratteristiche come la massa, di un esopianeta cosa che porterà probabilmente ad una migliore modellazione riguardo alla formazione degli esopianeti stessi.
Il pianeta, denominato Beta Pictoris c, era stato scoperto grazie al metodo della velocità radiale, un metodo che rileva la debole attrazione gravitazionale che il pianeta stesso può effettuare sulla stella. Ma questo pianeta risulta così vicino alla sua stella che è pressoché impossibile visualizzarlo direttamente ed è possibile solo farlo in maniera indiretta con uno strumento molto sensibile, come hanno fatto gli scienziati dell’Istituto tedesco.

“Questa è la prima conferma diretta di un pianeta rilevato dal metodo della velocità radiale”, spiega Sylvestre Lacour, uno dei responsabili del programma ExoGRAVITY, un programma di osservazione astronomica che utilizza lo strumento GRAVITY che si trova in uno dei laboratori di quattro telescopi che usa.
Il metodo prevede l’osservazione con tutti e quattro i telescopi VLT contemporaneamente, dati che poi vengono combinati in una sorta di “telescopio virtuale”, come è stato fatto in questo caso. Con questo metodo si può ottenere un livello di dettaglio e di sensibilità “incredibili”, come lo definisce Frank Eisenhauer, uno dei responsabili del progetto GRAVITY: “Stiamo appena iniziando a esplorare nuovi e sbalorditivi mondi, dal buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia ai pianeti al di fuori del sistema solare”.

Si tratta del primo pianeta rilevato e confermato tramite due metodi diversi, quello della velocità radiale e tramite l’imaging diretto.
Ora i ricercatori vogliono capire una sola cosa: Beta Pictoris c risulta essere sei volte più debole, in termini di luminosità, di un altro pianeta del sistema, Beta Pictoris b. I ricercatori però sanno che Beta Pictoris c ha una massa che è otto volte quella di Giove, dunque quanto è massiccio Beta Pictoris b, considerando che, almeno come regola generale, più un pianeta è massiccio più è luminoso?
Per rispondere a questa domanda ci vorranno più dati, dati che potremo ottenere solo a seguito di un’altra orbita completa: si dovranno attendere però altri 28 anni, ossia il periodo per un’orbita completa di Beta Pictoris b intorno alla sua stella.

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