
Una nuova scoperta riguardante l’obesità è stata fatta da un team di ricercatori che, a seguito di esperimenti effettuati sui topi,[1] hanno pubblicato i risultati in uno studio sul Journal of Physiology.[2]
Nel comunicato emesso dalla Physiological Society,[1] si parla di possibile “pietra miliare” per i futuri studi clinici sul funzionamento del cosiddetto “orologio biologico” del cervello, un fattore ritenuto sempre più fondamentale già da diversi studi negli ultimi anni per quanto riguarda il livello di sazietà, la fame e in generale il livello di rischio di incorrere in obesità.
Obesità si diffonde sempre di più
L’obesità è spesso citata come una sorta di “epidemia” in quanto si è diffusa tantissimo nel corso degli ultimi decenni in tutto il mondo. Il livello di preoccupazione sale in quanto l’obesità può causare l’insorgere di molte altre patologie tra cui il diabete di tipo 2, l’ictus, diverse malattie cardiache e anche diverse tipologie di cancro.[1]
Complesso dorsale vagale
Nel corso degli ultimi anni diversi studi hanno mostrato che l’orologio biologico non è localizzato solo nell’ipotalamo. Il controllo dei ritmi quotidiani del corpo umano, non solo a livello ormonale ma anche a livello di mero appetito, può essere individuato anche in altre zone del cervello e tra queste c’è l’antico tronco cerebrale evolutivo denominato complesso dorsale vagale.
Tramite un particolare gruppo di neuroni situato in quest’area del cervello, il complesso dorsale vagale può infatti controllare i ritmi quotidiani per quanto riguarda l’assunzione di cibo e il rilascio degli ormoni collegati all’alimentazione. Nelle persone obese questi ritmi quotidiani sembrano non funzionare a dovere.[1]
Esperimenti sui topi
Per capire se l’obesità è il risultato oppure una causa del disfunzionamento di questo importante centro cerebrale, i ricercatori dell’Università Jagellonica di Cracovia e dell’Università di Bristol hanno effettuato degli esperimenti su due gruppi di ratti, uno nutrito con dieta ricca di grassi ed un altro con una dieta bilanciata.
Oltre a varie analisi e alle registrazioni elettrofisiologiche, i ricercatori, tramite un particolare apparato multi-elettrodo hanno anche monitorato circa un centinaio di neuroni del complesso dorsale vagale.[1]
Risultati
I ricercatori scoprivano che la dieta ricca di grassi disturbava l’orologio biologico del cervello dei ratti portando a disfunzioni nel controllo del livello di sazietà e ciò, a sua volta, portava ad alimentazione eccessiva e quindi ad obesità.
Secondo i ricercatori il complesso vagale dorsale del romboencefalo dei topi deve essere caratterizzato da intrinseci meccanismi di cronometraggio circadiano. In particolare il nucleo del tratto solitario (un gruppo di corpi cellulari nervosi nella materia grigia del midollo allungato) sembra essere un importante “oscillatore circadiano” e di per sé non dipende dall’orologio soprachiasmatico principale.
La dieta ricca di grassi nel breve termine sembra modificare l’attività neuronale del nucleo del tratto solitario e la reattività dei segnali ingestivi, cosa che porta ad un aumento del consumo delle calorie. [2]
Ci vogliono ulteriori ricerche
Secondo Lukasz Chrobok, autori principali dello studio, non è ancora possibile conoscere quali sono quei segnali temporali che possono azzerare oppure sincronizzare l’orologio biologico del tronco cerebrale ma si spera che, con ulteriori ricerche relative ai ritmi quotidiani del corpo, in special modo quelle collegate alla sazietà, si possa arrivare a nuove terapie più efficienti per i pazienti obesi.[1]
Note e approfondimenti
- High fat diets break the body clock in rats, and this might be the underlying cause of obesity – The Physiological Society (IA)
- Rhythmic neuronal activities of the rat nucleus of the solitary tract are impaired by high‐fat diet ‐ implications for daily control of satiety – Chrobok – – The Journal of Physiology – Wiley Online Library (IA) (DOI: 10.1113/JP281838)