La ketamina subanestetica, di solito usata per controllare il dolore oppure come antidepressivo, può rivelarsi efficace anche per trattare l’ambliopia negli esseri umani adulti secondo un nuovo studio presentato su Current Biology. L’ambliopia è una patologia, denominata anche “occhio pigro”, che parte dal cervello e che causa un disturbo nella vista per il quale il soggetto non elabora più efficientemente gli input televisivi percepiti da uno dei due occhi.
Tra l’1 e il 5% dei bambini in tutto il mondo viene diagnosticato con questa condizione secondo il comunicato stampa apparso sul sito della stessa Università della California.
Il team di ricercatori della Irvine School of Medicine hanno infatti mostrato che anche una singola dose di ketamina può riattivare la plasticità corticale dell’apparato visivo di una persona adulta favorendo il ritorno alla funzionalità relativa all’acuità visiva avversata dall’ambliopia, come spiega Xiangmin Xu, un professore di anatomia e neurobiologia e uno degli autori dello studio.
La ketamina subanestetica viene usata anche per trattare la depressione in quanto riesce a controllare le modalità con le quali lo stesso sistema nervoso innesca dei cambiamenti in risposta ad input interni ed esterni, un processo denominato anche “plasticità neurale”.
I ricercatori hanno scoperto che “la ketamina riduce l’espressione di NRG1 nelle cellule inibitrici del PV, determinando una disinibizione corticale prolungata per migliorare la plasticità corticale nella corteccia visiva dell’adulto”, come spiega un altro degli autori dello studio comunicato stampa.
In ogni caso saranno necessarie ulteriori ricerche ed esperimenti per capire tutte le implicazioni dell’effetto della ketamina su questa patologia oculare.
Approfondimenti
- Un nuovo studio rileva che un farmaco antidepressivo è efficace nel trattamento dell ‘”occhio pigro” negli adulti | Scuola di Medicina | Università della California, Irvine (IA)
- Subanesthetic Ketamine Reactivates Adult Cortical Plasticity to Restore Vision from Amblyopia: Current Biology (IA) (DOI: 10.1016/j.cub.2020.07.008)