
Un team di ricercatori dell’Università Autonoma di Madrid-IdiPaz, Spagna, ha voluto comprendere meglio il collegamento che sussiste tra il consumo di olio d’oliva e le malattie cardiovascolari, un collegamento che, come riferiscono i ricercatori nell’abstract dello studio, non è stato ancora del tutto stabilito. Lo studio è stato pubblicato su Clinical Nutrition.[1]
I dati
Per questo scopo i ricercatori hanno fatto ricorso a tre studi di coorte eseguiti in Spagna, uno condotto su 2.318 uomini, un altro su 18.266 uomini e donne e un altro ancora su 39.393 uomini e donne. In questi studi di coorte erano presenti anche i dati relativi al consumo di olio di oliva misurato in base a questionari convalidati.
Consumo di olio: rischio più basso di malattie cardiovascolari e ictus
Analizzando i dati di questi soggetti, i ricercatori convenivano sul fatto che il consumo di olio di oliva poteva essere collegato ad un rischio più basso di malattie cardiovascolari e di ictus. Questo collegamento si dimostrava più consistente per l’olio extravergine di oliva e il beneficio massimo rientrava in un consumo medio tra 20 e 30 grammi al giorno.[1]
Olio extravergine di oliva migliore
Un consumo superiore ai 30 grammi al giorno di olio di oliva, come spiegano i ricercatori nello studio, non sembrava fornire ulteriori vantaggi. Anzi, nei soggetti di uno degli studi presi in esame in alcuni casi un quantitativo maggiore di 30 g al giorno cominciava a non essere più protettivo contro l’aterosclerosi subclinica e invertiva la tendenza. Questo però non avveniva con l’olio di oliva extravergine.[1]
Composti bioattivi nell’olio di oliva extravergine
Come spiegano i ricercatori, esistono più di 200 composti presenti nell’olio di oliva extravergine e alcuni di essi hanno dimostrato di avere effetti cardio protettivi. Tuttavia quando si effettua il processo di raffinazione per ottenere la varietà comune, e non quella extravergine, la maggior parte di questi composti minori va persa: “Pertanto, i composti minori benefici sono sostanzialmente presenti in quantità sufficiente solo nella varietà vergine di olio di oliva, che si ottiene solo con mezzi meccanici mediante frangitura e spremitura delle olive”, spiegano i ricercatori.[1]
L’olio di oliva comune, invece, è un mix di olio vergine e di olio raffinato (con circa l’80% di quest’ultimo) e presenta un quantitativo minore di composti bioattivi. Ciò giustifica i risultati migliori osservati nelle corti con l’olio di oliva extravergine.[1]
Note e approfondimenti
- Olive oil consumption is associated with a lower risk of cardiovascular disease and stroke – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.clnu.2021.11.002)