
Una tecnica che permette, secondo gli stessi ricercatori, di progettare ologrammi per mostrare complesse immagini in 3D, come quelle che si possono vedere, per esempio, nei film di Star Wars, è stata realizzata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bilkent, Turchia.
Ghaith Makey, primo autore dello studio, così descrive la tecnica: “Raggiungiamo questa impresa andando ai fondamenti dell’olografia, creando centinaia di sezioni di immagine, che possono essere successivamente utilizzate per ri-sintetizzare la scena complessa originale”.
Dai primi film di fantascienza negli anni 70 che mostravano un utilizzo alquanto futuristico degli ologrammi come mezzo di comunicazione, pochi progressi sono stati fatti in tal senso nel mondo reale.
Il problema che è molto difficile proiettare in maniera sufficientemente dettagliata un oggetto completamente in 3D, dunque non solo la parte anteriore, ma anche quelle laterali e quella posteriore. C’è bisogno, infatti, di un numero enorme di immagini 2D e di complesse interazioni tra queste per creare proiezioni di oggetti 3D che si possano definire come realistiche.
Il nuovo approccio, come specifica Onur Tokel, altro autore dello studio, risolve questa problematica sfruttando nuove equazioni che definiscono la propagazione della luce: “I nostri ologrammi superano già tutti i precedenti ologrammi 3D sintetizzati digitalmente in ogni metrica di qualità. Il nostro metodo è universalmente applicabile a tutti i tipi di supporti olografici. Le applicazioni immediate possono essere le visualizzazioni 3D, la visualizzazione medica, il controllo del traffico aereo, ma anche nelle interazioni tra materiali laser e microscopia”.
Sembra, dunque, che grossi passi avanti siano stati fatti nel campo dell’olografia tanto che si può dire che si è vicini alla creazione di ologrammi 3D realistici.
Fonti e approfondimenti
- Physicists Discover Method to Create Star Wars-style Holograms (IA)
- Breaking crosstalk limits to dynamic holography using orthogonality of high-dimensional random vectors | Nature Photonics (DOI: 10.1038/s41566-019-0393-7) (IA)
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