Ossa più fragili e più sottili sono collegate ad un rischio maggiore di malattie cardiache nelle donne secondo un nuovo studio apparso sulla rivista Heart[2] e secondo un comunicato apparso sul sito del British Medical Journal che riprende lo studio stesso.[1]
Si tratta della cosiddetta “osteoporosi”, conosciuta anche come “malattia delle ossa fragili”, particolarmente comune tra le donne dopo la menopausa. Questa condizione vede le ossa assottigliarsi sempre di più e dunque indebolirsi e ciò aumenta il rischio delle fratture.
Alcuni studi in precedenza hanno suggerito che l’osteoporosi è collegata all’aterosclerosi, ossia l’indurimento e il restringimento delle vene.
I ricercatori hanno analizzato i dati clinici di 12.681 donne con età compresa tra i 50 e gli 80 anni che erano state sottoposte a scansione DXA, un’analisi per verificare l’esistenza di osteoporosi, nei pressi dell’ospedale Bundang, Università Nazionale di Seoul tra il 2005 e il 2014. Le donne erano state eseguite media per nove anni. I ricercatori scoprivano che 468 donne, ossia circa il 4%, aveva subito un infarto o un ictus nel corso del periodo di follow-up e che 237 di esse, circa il 2%, erano morte.
Nello specifico scoprivano che punteggi più bassi riguardanti la densità minerale delle ossa a livello della colonna lombare, del collo del femore e dell’anca, potevano essere associati ad rischio più grande, dal 16% al 38%, di incorrere in infarti o ictus e ciò dopo aver considerato anche fattori influenti tra cui l’età, il livello di colesterolo, l’ipertensione, il vizio del fumo o precedenti casi di fratture alle ossa.
Inoltre la diagnosi formale di osteoporosi poteva essere collegata ad un rischio più grande di malattie cardiovascolari del 79%.
Si tratta di uno studio osservazionale e comunque limitato che prende considerazione solo una determinata fascia di popolazione (donne di un centro medico in Corea del Sud). Inoltre tra i dati acquisiti mancavano informazioni importanti come quelli riguardanti l’eventuale attività fisica o l’eventuale utilizzo di steroidi, fattori che possono influire sulla densità minerale ossea e sul rischio delle malattie cardiovascolari.
“Considerando che [la scansione DXA] è ampiamente utilizzata per lo screening dell’osteopenia e dell’osteoporosi nelle donne asintomatiche, l’associazione significativa tra [densità minerale ossea] e rischio più elevato di [malattia cardiovascolare] offre un’opportunità per un rischio su larga scala valutazione nelle donne senza costi aggiuntivi ed esposizione alle radiazioni”, spiegano i ricercatori.