Osservato il processo della corrosione a livello di nanoscala

Credito: hansbenn, Pixabay, ID: 1987642

La corrosione è uno dei processi più critici per quanto riguarda tutti i materiali di natura metallica. E dato che il metallo caratterizza moltissimi strumenti e attrezzi della vita odierna (basti pensare per esempio ai mezzi di trasporto), scoprire di più riguardo a questo processo, in particolare a livello nanoscopico, potrebbe risultare utile per creare materiali non soggetti a corrosione o comunque soluzioni in futuro a livello definitivo.

Una nuova ricerca, portata avanti dal Professore di chimica Jacob Israelachvili della UC Santa Barbara, si è servita di un nuovo dispositivo, denominato Surface Forces Apparatus (SFA), grazie al quale è stato possibile osservare il processo della corrosione a livello nanoscopico.
Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Secondo Kai Kristiansen, altro scienziato impegnato nella ricerca, “con l’SFA, possiamo determinare con precisione lo spessore della pellicola metallica di nostro interesse e seguire lo sviluppo della corrosione nel tempo”.
Le crepe dovute alla corrosione non sono solo caratterizzate dal caratteristico effetto rossastro come quello che si può vedere sugli scafi delle vecchie navi. Si tratta di intensi attacchi localizzati dove il decadimento visibile può sembrare ingannevolmente minore.

Infatti la corrosione, o meglio i suoi effetti, colpisce perlopiù in modo quasi improvviso facendo spezzare letteralmente i materiali e provocando danni non facilmente riparabili.
I ricercatori si sono inoltre resi conto che il processo della corrosione è molto complesso ma in ogni caso la ricerca potrà risultare importante per prolungare la vita dei metalli e dei dispositivi con essi costruiti.

Fonti e approfondimenti

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