
Il primo oggetto interstellare, ossia proveniente da aree esterne al sistema solare, mai individuato nel nostro sistema continua a destare stupore ed è oggetto di studio. In una nuova ricerca, apparsa su Nature Astronomy, viene descritta una nuova teoria riguardo la sua formazione e la sua reale provenienza.
Tramite nuove simulazioni al computer, Yun Zhang dell’Accademia cinese delle scienze e Douglas NC Lin, professore di astronomia dell’Università della California, Santa Cruz, sono giunti alla conclusione che questo strano oggetto debba essersi formato a causa dell’influenza di forze di marea come quelle che coinvolgono gli oceani della Terra attratti dalla gravità della Luna.
Tali forze si scatenerebbero nel corso degli incontri ravvicinati tra i corpi “genitori” con le stelle intorno alle quali orbitano. A seguito di questi incontri ravvicinati, gli oggetti risultanti dalla frammentazione vengono poi espulsi nello spazio interstellare, come spiega lo stesso Lin.
Ciò accade soprattutto quando un corpo più piccolo si avvicina ad un corpo molto più grande. A quel punto le forze di marea del corpo più grande fanno letteralmente a pezzi il corpo più piccolo. Questo processo fa schizzare via alcuni detriti ad una velocità così grande che gli stessi detriti possono sfuggire allo spazio gravitazionale della stella del sistema.
Questo deve essere successo quando il corpo che ha generato Oumuamua si è avvicinato troppo alla sua stella: l’astro lo ha spaccato in migliaia di frammenti alcuni dei quali molto allungati che sono poi stati espulsi nello spazio interstellare.
Questo oggetto è difficile da studiare anche perché non assomiglia nessun altro oggetto del nostro sistema solare. È caratterizzato da una superficie asciutta, da una forma allungata e da un movimento rotazionale definibile come “sconcertante”. Un oggetto così strano che quando fu individuato qualcuno avanzò l’ipotesi di una navicella aliena.
Oumuamua deve essere stato espulso dal suo sistema originario in maniera diversa da come vengono di solito espulsi gli oggetti che popolano la nostra nuvola di Oort , un vero e proprio serbatoio di comete e di oggetti, perlopiù ghiacciati, di ogni tipo che possono essere espulsi da sistema solare a causa di particolari interazioni gravitazionali.
A causa della sua strana forma e del fatto che è simile ai corpi rocciosi come gli asteroidi, i ricercatori credono che Oumuamua sia stato espulso dal suo sistema in una maniera diversa.
Inoltre gli stessi ricercatori pensano che oggetti come Oumuamua debbano essere comuni e che gli oggetti interstellari di tipo rocciosi non siano per nulla una rarità: “In media, ogni sistema planetario dovrebbe espellere in totale circa cento trilioni di oggetti come Oumuamua”, riferisce Zhang.
Nel prossimo futuro, dunque, potrebbero essere centinaia, se non migliaia, gli oggetti interstellari individuati nel nostro sistema.
“La diffusione del calore durante il processo di interruzione delle maree stellari consuma anche grandi quantità di sostanze volatili, il che non solo spiega i colori della superficie di Oumuamua e l’assenza di coma visibile, ma chiarisce anche la secchezza inferita della popolazione interstellare”, spiega Zhang. “Tuttavia, alcuni volatili ad alta temperatura di sublimazione sepolti sotto la superficie, come il ghiaccio d’acqua, possono rimanere in forma condensata.”
Approfondimenti
- Tidal fragmentation as the origin of 1I/2017 U1 (‘Oumuamua) | Nature Astronomy (IA) (DOI: /10.1038/s41550-020-1065-8)