Panspermia interstellare: vita può trasferirsi da sistema stellare all’altro

Il concetto di panspermia prevede il “trasferimento” della vita, di solito rappresentata da microrganismi come i batteri, da un pianeta all’altro. Si tratta di un concetto che ancora oggi non è accettato da molti scienziati mentre alcuni parlano di probabilità molto remote anche se non la escludono del tutto.

Che cos’è la panspermia

Il fenomeno vede la vita trasferirsi da un pianeta ad un altro in base al fatto che due pianeti di uno stesso sistema di solito si scambiano materiali, come rocce o simili. Ciò avviene a seguito degli impatti di comete ed asteroidi: a seguito di un impatto, il materiale superficiale di un pianeta può schizzare letteralmente via e riuscire ad abbandonare la gabbia gravitazionale del pianeta fiondandosi nello spazio. Una volta nello spazio, questo materiale, che può trasportare microrganismi del primo pianeta, può poi impattare su un altro pianeta vicino e qui dare inizio ad una seconda genesi.

Organismi estremofili possono sopravvivere al viaggio?

D’altronde gli studi a riguardo hanno dimostrato non solo che questi scambi di materiale possono avvenire ma anche che diverse tipologie di batteri e di organismi definiti come “estremofili” possono sopravvivere per diversi anni, o finanche per secoli, su queste rocce e riuscire a sopportare anche la radiazione della stella, nel nostro caso il Sole. Il tempo necessario e sufficiente affinché un pezzo di roccia possa essere attratto dalla gravità di un pianeta vicino fino ad esserne risucchiato e poi ad impattare su di esso.
Inoltre alcuni esperimenti hanno dimostrato che questi stessi microrganismi possono poi sopravvivere anche all’impatto su un altro pianeta, un fenomeno che generalmente innesca un livello di calore altissimo, non proprio la condizione ideale per la vita.

Vita nata prima su Marte e poi arrivata sulla Terra?

Quando però si parla di panspermia di solito si intende il passaggio della vita da uno pianeta ad un altro vicino, quindi presente nello stesso sistema stellare. Di solito si parla di questo fenomeno in relazione a Marte e alla Terra: secondo diverse teorie la vita potrebbe essere sorta su Marte e poi essersi trasferita sulla Terra proprio su una di queste rocce vaganti. D’altronde non sono rari esempi di resti di rocce marziane trovate sulla Terra così come non dovrebbe essere rarissimo il contrario.
Secondo diversi scienziati è probabile che la vita possa essere nata prima su Marte, che dovrebbe essere stato abitabile per diverso tempo miliardi di anni fa, prima dell’origine della vita sulla Terra, e poi essersi trasferita sul nostro pianeta.

Panspermia interstellare?

Secondo un nuovo studio presentato su arXiv[1] e realizzato da ricercatori Claudio Grimaldi, Manasvi Lingam e Amedeo Balbi, questo tipo di trasferimento della vita potrebbe avvenire anche in termini interstellari: la vita, in pratica, potrebbe trasferirsi, tramite queste rocce vaganti, dal pianeta di un sistema stellare al pianeta di un altro, una cosa che, quando si parla di panspermia, di solito non viene citata perché ritenuta troppo improbabile o addirittura impossibile.
Secondo i ricercatori, invece, anche se piccola esiste la probabilità che i frammenti di roccia espulsi nello spazio a seguito dell’impatto di un asteroide o di un meteorite possano fuoriuscire dal sistema stellare e avventurarsi nello spazio esterno trasportando la vita verso un pianeta di un altro sistema.

Dispersione di velocità del materiale e della stella

Il modello sviluppato dai ricercatori prende considerazione il livello di sopravvivenza di microbi nel corso del lungo viaggio nello spazio, la dispersione di velocità della stella del sistema e la dispersione di velocità del materiale espulso. Nello specifico, secondo i ricercatori, se la dispersione di velocità del materiale è maggiore della dispersione stellare allora alla panspermia interstellare possibile.
La dispersione di velocità è la velocità intrinseca di un oggetto astronomico in un sistema più esteso, ad esempio la velocità di una classe in un ammasso di galassie.[2]

L’impatto di 66 milioni di anni fa sulla Terra

Grimaldi, autore principale dello studio, in una dichiarazione su Inverse, prende in considerazione, come mero esempio, l’impatto che ha portato all’estinzione di dinosauri avvenuto 66 milioni di anni fa sul nostro pianeta. Durante quest’evento violentissimo molto materiale è stato espulso nello spazio e parte di esso potrebbe aver lasciato anche il nostro sistema solare. Questo materiale avrebbe potuto ospitare una forma di vita batterica e questi batteri avrebbero potuto sopravvivere per molti anni si protetti all’interno della roccia. Con fattori del genere in gioco, il concetto di passaggio della vita da un sistema stellare ad un altro potrebbe poi non risultare così impossibile.

Esistono batteri che possono sopravvivere dormienti per migliaia di anni

D’altronde solo qualche giorno fa è stato pubblicato un nuovo studio che ha mostrato che esistono forme di vita batteriche che possono sopravvivere, in una fase “dormiente” detta “criptobiosi”, per decine di migliaia di anni nel permafrost siberiano per poi “ritornare alla vita” una volta scongelati e ricominciare a riprodursi.
Se tutti questi fattori sono veri e dimostrabili, e se tutti gli eventi che li riguardano potessero realmente avvenire uno dopo l’altro, allora è d’uopo pensare che la vita possa non essere in effetti nata sul nostro pianeta ma possa essersi originata magari su un lontano esopianeta. Il mistero della nascita della vita, però, non sarebbe di certo risolto ma si “trasferirebbe” solo da un pianeta all’altro. Anzi, diventerebbe molto più difficile da risolvere.

Note e approfondimenti

  1. Feasibility of Detecting Interstellar Panspermia in Astrophysical Environments (IA) (arXiv: 2105.03295) (PDF)
  2. Dispersione di velocità – Wikipedia in italiano (IA)

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