Uno studio redatto da una ricercatrice dell’Università di Plymouth ci informa che i disastri nucleari o anche i test delle armi nucleari hanno lasciato proprie tracce in una maniera molto più duratura e vasta di quanto si pensasse.
Secondo lo studio, condotto dalla ricercatrice Caroline Clason e presentato all’Assemblea Generale 2019 dell’Unione Europea di Geoscienze (EGU), parte delle particelle radioattive emesse nel corso di questi eventi vengono immagazzinate all’interno dei ghiacciai.
Ciò non risulterebbe un problema particolare se non fosse per il fatto che c’è un riscaldamento globale in corso che sta facendo sciogliere molti ghiacciai in diverse zone del mondo. Il ritiro dei ghiacciai espone questi elementi contaminanti all’aria con effetti potenzialmente dannosi per eventuali esseri umani che vivono intorno alle regioni dei ghiacciai ma anche per la fauna selvatica e per la vegetazione.
Nello specifico, la ricercatrice e i suoi colleghi hanno trovato tracce di radionuclidi da fallout (fallout radionuclides, FRN), un prodotto che è una chiara traccia di incidenti nucleari o test di armi nucleari, all’interno delle ghiaccio di vari ghiacciai in diversi siti dell’Artico, dell’Islanda, delle Alpi europee, del Caucaso, della Columbia britannica e dell’Antartide.
Cosa che testimonia il fatto che si tratta di un fenomeno globale e non localizzato solo in quelle regioni dove vi sono stati incidenti o test nucleari. Questo perché le particelle radioattive risultano molto leggere e possono essere facilmente trasportate dal vento anche su lunghe distanze.
I livelli di FRN risultano superiori a quelli rilevati in ambienti non ghiacciati e ciò mostrerebbe il ruolo degli acciai nell’accumulo di questi elementi radioattivi.
A permettere questo accumulo è la crioconite, una polvere grigio scuro composta da detriti vari che si trova spesso sulla superficie dei ghiacciai.
Le misurazioni effettuate dalla Clason sono relative ad alcuni dei livelli più forti di materiale radioattivo individuato in ambienti che si trovano al di fuori delle zone di esclusione nucleare, come riferito dalla stessa ricercatrice alla AFP.
Questo materiale, quando il ghiacciaio si scioglie, viene rilasciato nell’atmosfera per poi cadere di nuovo sul terreno sotto forma di pioggia acida. Questo liquido viene assorbito dalle piante e dal suolo e entra nell’ecosistema.