
Un biomarcatore potenziale per una malattia polmonare che spesso può essere fatale per le persone affette da sclerodermia è stata individuata da un team di ricercatori della Michigan Medicine. In particolare i ricercatori, nell’articolo pubblicato sul sito dell’istituto dell’Università del Michigan,[1] spiegano di aver scoperto una nuova adipochina, denominata CTRP9, che è collegata alla funzione polmonare nei pazienti con sclerodermia. Questa condizione può essere causa della presenza di cicatrici nei polmoni, cosa che può mettere in difficoltà il normale scambio di gas.[1]
Pazienti con sclerodermia e malattia polmonare interstiziale
Nei pazienti con sclerodermia la malattia polmonare interstiziale è la causa principale di morte, come spiega John Varga, ricercatore corrispondente dello studio nonché direttore del Michigan Medicine Division of Rheumatology. Nonostante questo i marcatori che possono servire per capire il livello di progressione della patologia sono pochissimi, spiega il ricercatore.
Il biomarcatore scoperto in questo studio, il CTRP9, è del tutto nuovo e non è mai stato collegato precedentemente con la sclerodermia. Secondo il ricercatore, questa scoperta potrà essere d’aiuto per prevedere lo sviluppo della malattia e per capire quali sono quei pazienti che hanno bisogno di trattamenti più aggressivi per la loro malattia polmonare.
Pazienti con livelli più alti di ctrp9 sviluppano malattia polmonare più grave
I ricercatori hanno analizzato i dati di 110 persone con la malattia polmonare interstiziale e con sclerodermia. I pazienti con livelli più alti di ctrp9 nel siero sembravano sviluppare una malattia polmonare più grave rispetto ai pazienti con livelli più bassi.
I ricercatori hanno inoltre scoperto un collegamento tra la stessa CTRP9 e i monociti. I monociti sono cellule immunitarie note perché possono contribuire alla fibrosi polmonare.
“I risultati del nuovo studio si aggiungono alla raccolta di biomarcatori che potrebbero aiutare per la classificazione e la previsione del trattamento per le persone che vivono con malattie polmonari associate alla sclerodermia”, spiega Varga. “Attendiamo con impazienza studi futuri che convalidino ed espandano questo lavoro”.