
In un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports viene descritto l’eccezionale doppio ritrovamento paleontologico relativo a due pezzi di ambra scoperte nella provincia di Teruel, in Spagna. In un pezzo sono stati trovati quelli che possono essere considerati come i più antichi peli di un mammifero mai trovati intrappolati nell’ambra mentre nell’altro pezzo ci sono resti di piume di un dinosauro aviario.
Entrambi i pezzi di resina si sono formati in un periodo compreso tra circa 105 e 110 milioni di anni fa, durante il cretaceo inferiore. I siti contenenti tracce fossili di questo periodo intrappolati all’interno dell’ambra sono abbastanza abbondanti in tutta la penisola iberica e proprio il sito della provincia di Teruel è uno dei posti più interessanti in tal senso.
Uno dei pezzi è stato trovato a Sant Just e l’altro ad Ariñi, nella miniera di Santa María, due località della provincia di Teruel. Il primo pezzo mostra resti di piume di dinosauro intrappolati in un ambra a forma di stalattite. Secondo i ricercatori sono piume di uccelli estinti del gruppo degli enantiorniti (Enantiornithes). Questi uccelli estinti vissero durante il cretaceo tra 120 e 65 milioni di anni fa. Si estinsero praticamente senza lasciare lignaggi discendenti anche se, durante il periodo della loro esistenza, furono molto abbondanti e, per un certo periodo, tra i più diversificati uccelli presenti in natura.
L’altro pezzo, invece, vede al suo interno tre peli di mammiferi, secondo i ricercatori eccezionalmente ben conservati.
Si tratta di tre peli collocati parallelamente con proporzioni simili. Secondo i ricercatori facevano parte di una piccola ciocca della pelliccia di un mammifero.
Ad essere particolare è anche il processo di formazione di queste due ambre, un particolare processo biostratinomico denominato “pull off vestiture” che viene descritto proprio all’interno dello studio. Le piume e i peli in sono rimasti intrappolati all’interno dell’ambra probabilmente quando i due esseri viventi sono entrati con parte della superficie del proprio corpo in contatto con la resina non ancora indurita, probabilmente in un momento in cui stavano dormendo o comunque sono rimasti fermi per molti minuti, finanche qualche ora (il tempo necessario affinché la stessa resina si indurisse).
In seguito, quando i due animali si sono svegliati o comunque hanno ripreso il movimento, le strutture epidermiche rimaste incollate alla resina sono rimaste strappate via. Gran parte di queste strutture è andata persa ma, quando la resina si è poi indurita, parte di esse sono state preservate e tra di essi ci sono appunto le piume e i peli.
A supportare queste ipotesi ci sono anche le osservazioni effettuate in Madagascar relative ad alcune trappole adesive installate sui tronchi resinosi di alcuni alberi. Anche queste trappole trattenevano i peli di mammiferi che toccavano la resina.
Lo studio è stato realizzato grazie alla partecipazione di ricercatori provenienti dall’Università di Barcellona, dal Museo di Storia Naturale Senckenberg (Francoforte, Germania) e dell’Istituto geologico e minerario spagnolo (Valencia).

Approfondimenti
- Cretaceous amniote integuments recorded through a taphonomic process unique to resins | Scientific Reports (IA) (DOI: 10.1038/s41598-020-76830-8)