
Il concetto secondo cui il tempo che si spende sui mezzi di trasporto per raggiungere il luogo di lavoro o per ritornare a casa dovrebbe essere contagiato come facente parte dell’orario di lavoro è tornato a galla tramite un nuovo studio prodotto da un gruppo di ricercatori della University of the West of England.
Secondo lo studio, presentato alla International International Conference della Royal Geographical Society, quando possono i pendolari utilizzano i propri dispositivi mobili, perlopiù gli smartphone, per “recuperare” con il lavoro, ad esempio per rispondere o comandare e-mail il di lavoro. Questa caratteristica spianerebbe la strada al concetto di pendolarismo da conteggiare come lavoro.
Nello specifico i ricercatori hanno analizzato due delle principali rotte della sistema ferroviario inglese (Londra/Birmingham e Londra/Aylesbury) sulle quali viene fornito il Wi-Fi gratuito.
I ricercatori hanno intervistato complessivamente varie migliaia di passeggeri e molti di questi confermavano che il tempo che utilizzavano su Internet tramite i propri dispositivi risultava necessario per “mettersi in pari” con il lavoro, prima o dopo la tradizionale giornata di lavoro.
Juliet Jain, una delle autrici dello studio, così commenta i risultati: “Se il tempo di viaggio dovesse valere come orario di lavoro, ci sarebbero molti impatti sociali ed economici, oltre che implicazioni per l’industria ferroviaria, che potrebbe allentare la pressione dei pendolari nelle ore di punta e consentire un maggiore comfort e flessibilità nei tempi di lavoro. Comunque potrebbe anche richiedere più sorveglianza e responsabilità per la produttività”.