
Lo scioglimento dei ghiacci della calotta glaciale russo viene definito come “senza precedenti” nella presentazione di uno studio apparso settimana Earth and Planetary Science Letters.
Lo studio ha analizzato, tramite rilevazione satellitare, in particolare la cappa di ghiaccio di Vavilov, nell’alto artico russo e calcola che lo scioglimento avanzava con un ritmo di circa 25 metri al giorno nel 2015.
Si tratta di un tasso di perdita del ghiaccio, quello di Vavilov, che gli stessi ricercatori definiscono “estremo e inaspettato”.
I ricercatori ammettono che questa scoperta solleva la possibilità che altre calotte ghiacciate attualmente considerabili come stabili possono essere in realtà più vulnerabili del previsto.
L’accelerazione sarebbe cominciata lentamente nel 2010 e più rapidamente nel 2015. Si ritiene che l’accelerazione drammatica sia avvenuta quando il fondo della calotta polare ha cominciato ad inumidirsi e la parte anteriore del ghiacciaio si è spostata su sedimenti marini molto scivolosi.
L’attrito ha provocato poi il riscaldamento sufficiente per la fusione di parte del ghiaccio sotto il ghiacciaio.
La formazione dell’acqua non ha fatto altro, poi, che ridurre ancora di più l’attrito, anche in combinazione con l’argilla, permettendo poi velocità straordinarie di scivolamento.
Oggi il ghiacciaio continua a scivolare a velocità di 5-10 metri al giorno. Ciò ha portato ad un assottigliamento di circa 100 metri nell’anno tra il 2015 e il 2016.
È improbabile, secondo gli stessi ricercatori, che la calotta possa essere in futuro è in grado di recuperare la massa di ghiaccio persa, considerando anche il riscaldamento globale in corso.