
Il pesce elefante (Gnathonemus petersii) è un pesce che naviga nel suo ambiente marino tramite impulsi elettrici. Questa sorta di “sistema visivo” basato sull’elettricità è stato studiato da una nuova ricerca pubblicata su Current Biology.
Lo studio, prodotto dal gruppo di ricercatori dell’Università di Bonn, mostra che gli oggetti che circondano l’animale nell’acqua possono vantare diversi “colori” elettrici che lo stesso pesce utilizza anche per distinguere le cose, soprattutto il cibo.
Hanno sviluppato questo sistema particolare in quanto, essendo animali notturni, non possono contare sugli occhi, un sistema che di per sé ha bisogno di illuminazione per poter funzionare.
Ma da dove arriva l’elettricità che utilizzano? Da una sorta di “torcia elettrica” presente nella loro coda. Tramite questo apparato sono capaci di generare brevissimi impulsi elettrici (fino ad 80 al secondo) che viaggiano attraverso vari elettrorecettori posti sulla pelle, in particolare sul mento.
Tramite questi recettori i pesci diffondono gli impulsi nell’ambiente esterno, segnali che poi vengono riflessi quando incontrano un ostacolo. I pesci sono dunque in grado di misurare il modo in cui questi impulsi vengono riflessi, riconoscendo i vari oggetti. A seconda della forma dell’oggetto e della sua distanza, infatti, la forza del segnale può diminuire o può aumentare una volta riflesso.
Possono stimare anche le distanze oltre a distinguere forme e materiali e possono finanche capire se un oggetto è vivo o morto.
Utilizzano questo sistema soprattutto per riconoscere il cibo: in una piccolissima frazione di secondo, sono capaci di riconoscere a distanza le larve di zanzara, il loro cibo preferito, nascondendosi nella ghiaia o sul fondo del mare.
Come specifica Gerhard von der Emde, scienziato che ha guidato lo studio, “Una larva di zanzara quindi ha in realtà un ‘colore elettrico’ costante, che è chiaramente diverso da quello di altre larve, parti di piante, membri della stessa specie o altri pesci”.