
L’azienda farmaceutica statunitense Pfizer ha da qualche ora annunciato che i primi dati riguardanti le sperimentazioni sulle persone del candidato vaccino che ha creato mostra un’efficacia, fino a questo momento della sperimentazione, del 90% nei confronti della malattia COVID-19, innescata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2, sette giorni dopo la seconda dose della fase 3.
Già alla fine di questo mese la stessa azienda potrebbe chiedere al governo il permesso per l’utilizzo di emergenza del vaccino, denominato BNT162 e sviluppato in collaborazione con l’agenda tedesca BioNTech, qualcosa che accelererebbe la distribuzione del vaccino stesso tra la popolazione rispetto alle normali procedure che invece richiedono molte settimane o finanche mesi.
La stessa Pfizer, che comunque ha fornito pochi dettagli riguardo alle sperimentazioni, dichiara che il tasso di efficacia potrebbe comunque cambiare al termine dello studio. Attualmente lo studio di esseri umani non può considerarsi ancora terminato e quindi gli stessi vertici dell’azienda non sono in grado di affermare quante infezioni ci sono in ciascun gruppo dei partecipanti, divisi, come di consueto, tra coloro che hanno ricevuto il vero vaccino e quelli che hanno ricevuto solo una sostanza placebo.
Per il momento sembra che le infezioni propagatesi nei partecipanti riguardino solo soggetti del gruppo placebo e non si è ancora raggiunto il numero di infezioni, numero concordato con la stessa FDA, oltrepassato il quale si interrompono le sperimentazioni. In ogni caso, l’annuncio dell’efficacia del 90% sta sorprendendo un po’ tutti.
Secondo Bill Gruber, vicepresidente senior per lo sviluppo clinico della Pfizer, finora nessuno sembra essersi ammalato gravemente tuttavia le regole imposte dalla stessa FDA sono abbastanza ferree: tutti i vaccini candidati negli Stati Uniti devono essere testati su almeno 30.000 soggetti e il gruppo deve contenere un numero adeguato di anziani oltre ad altri gruppi ad alto rischio e minoranze etniche varie.
Inoltre i soggetti devono essere seguiti per almeno due mesi, onde controllare ogni effetto collaterale. In ogni caso la stessa Pfizer, così come altre case farmaceutiche, aziende e società statali in tutto il mondo, spera di poter accelerare questi tempi per portare il farmaco più velocemente sul mercato, cosa che naturalmente potrebbe sollevare delle preoccupazioni. Restiamo, in ogni caso, in attesa della pubblicazione del relativo studio peer-reviewed.