
Con i telescopi di prossima generazione, in particolare con quelli spaziali, gli scienziati potranno rilevare anche esopianeti simili alla Terra e non solo i giganti gassosi. Tuttavia, come riferisce un nuovo studio della Cornell University, con questi potenti e costosi telescopi correremo il rischio di fare un po’ di confusione.
Potremmo fare confusione con l’imaging diretto dei pianeti
Come spiega Dmitry Savransky, ricercatore della Sibley School of Mechanical and Aerospace Engineering (College di Ingegneria) e del Dipartimento di Astronomia della Cornell, uno degli autori dello studio, quando avremo la capacità di scoprire pianeti simili alla Terra, dovremo preoccuparsi di non confonderli con pianeti del tutto diversi.
Il problema riguarderà soprattutto i metodi di imaging diretto, che saranno possibili con le nuove tecnologie. Si tratta di quei metodi per individuare esopianeti che prevedono l’intercettazione visiva diretta del pianeta e non l’individuazione delle tracce che può lasciare (ad esempio la diminuzione della luminosità della stella sei ci passa davanti o un effetto gravitazionale che può esercitare sulla stessa stella, che sono metodi indiretti).
Prossimi telescopi spaziali costosissimi: non ci sarà da perdere tempo
Il problema risiederà soprattutto nel fatto che non potremo permetterci di sprecare tempo con questi grossi telescopi: sono così costosi, così difficili da costruire e così difficili da lanciare, che ogni secondo passato ad effettuare controlli ritenuti inutili è tempo sprecato e dunque denaro sprecato. È un errore di valutazione potrebbe portare via ore o giorni preziosissimi.
Sistema solare come modello
I ricercatori hanno usato il sistema solare come modello: sono arrivati alla conclusione che, anche visualizzando i pianeti in maniera diretta (e non, per esempio, con il metodo del transito), si correrebbe il rischio di scambiare, per esempio, un pianeta come Urano per un pianeta come la Terra.
I ricercatori hanno calcolato la luminosità, sostanzialmente la luce della stella intorno a cui orbitano e che viene riflessa dalla loro superficie, di un pianeta e come essa possa confondere l’osservatore.
In particolare la luminosità del pianeta dipende strettamente anche da quanto è lontano dalla stella.
La domanda che Dean Keithly, un altro dei ricercatori impegnati nello studio, si fa è questa: potremmo categorizzare, osservando il sistema solare da anni luce di distanza, Giove come un pianeta di tipo terrestre? La risposta che i ricercatori si sono dati, a seguito delle simulazioni che hanno fatto, è positiva: “Un esopianeta abitabile simile alla Terra attorno a una stella in un diverso sistema solare potrebbe essere confuso con molti altri tipi di pianeti”, riferisce Keithly nel comunicato emesso dalla Cornell.
Un pianeta simile alla Terra potrebbe essere scambiato per altri tipi di pianeti
Tra i vari modelli di sistemi stellari che i ricercatori hanno preso in considerazione ne hanno scoperto 21 all’interno dei quali un singolo pianeta possedeva lo stesso livello di distanza dalla stella e la stessa luminosità apparente di un altro pianeta all’interno dello stesso sistema.
I ricercatori hanno calcolato che, per esempio, un pianeta simile alla Terra potrebbe essere scambiato per un pianeta simile a Mercurio nel 36% dei sistemi stellari che hanno generato al computer in maniera casuale. Lo stesso pianeta simile alla Terra potrebbe poi essere scambiato per un pianeta simile a Marte nel 43% dei casi e con un pianeta simile a Venere nel 72% dei casi.
Con Nettuno, Saturno ed Urano le percentuali, invece, si abbassavano e rientravano tra l’1 e il 4% dei casi.
Un bel problema per le missioni di imaging diretto degli esopianeti per le quali molti team di scienziati gongolano da tempo in attesa del lancio di telescopi spaziali come il Nancy Grace Roman e il James Webb.
Note e approfondimenti
- The Solar System as an Exosystem: Planet Confusion – IOPscience (IA) (DOI: 10.3847/2041-8213/ac20cf)