Pianeti nelle zone abitabili, esaltante scoperta su futuro telescopio spaziale Nancy Grace Roman

Rappresentazione artistica del Nancy Grace Roman Space Telescope (credito: NASA (WFIRST Project and Dominic Benford), pd, Wikimedia Commons)

Il Nancy Grace Roman Space Telescope, un telescopio spaziale della NASA che dovrebbe essere lanciato entro il 2027, potrebbe rivelarsi molto utile per individuare i pianeti extrasolari nelle zone abitabili in diverse decine di sistemi planetari relativamente vicini a noi. È la scoperta effettuata da un team di ricercatori che hanno realizzato un nuovo studio pubblicato su Publications of the Astronomical Society of the Pacific.[1]

Le zone abitabili dei pianeti

I ricercatori hanno scoperto, nello specifico, che questo importante telescopio, che lavorerà alla lunghezza d’onda dell’infrarosso e che comunque è ancora in fase di sviluppo, potrà individuare e analizzare uno specifico tipo di polvere cosmica che di solito è presente proprio nelle zone abitabili. Le zone abitabili sono quelle zone orbitali in cui i pianeti, quando orbitano intorno alle stelle, presentano superfici sulle quali l’acqua può essere di tipo liquido. Ad esempio, se consideriamo la zona abitabile del sistema solare, essa comprende, oltre alla Terra, anche Venere e Marte (con il nostro pianeta, però, che vanta il posizionamento migliore).

Polvere esozodiacale

La polvere cosmica in questione, secondo quanto spiegano i ricercatori, è disseminata nelle zone abitabili di 74 sistemi solari che si trovano relativamente vicini a noi ed è un ostacolo per l’osservazione dei pianeti. Denominata “polvere esozodiacale”, questa polvere potrebbe essere individuata dal Nancy Grace Roman e ciò rappresenterebbe un vantaggio per i futuri telescopi o strutture di osservazioni, magari ancora più potenti, i quali potrebbero avere già pronti degli obiettivi di osservazione di esopianeti interessanti.

Il coronagrafo del Nancy Grace Roman Space Telescope

In sostanza, secondo i ricercatori, si potrebbe creare, tramite il Nancy Grace Roman, una lista di sistemi planetari in cui questa polvere non è molto presente. In questi sistemi l’osservazione degli esopianeti risulterebbe molto più agevolata, come spiega lo stesso Douglas.
Il Nancy Grace Roman dispone infatti di un avanzato strumento denominato “coronagrafo” che può bloccare la luce delle stelle e può misurare la sensibilità della luce riflessa dalla polvere. Come il James Webb, già lanciato a dicembre dell’anno scorso, inoltre, anche il Nancy Grace Roman non orbiterà vicinissimo alla Terra ma nel punto di Lagrange 2 (L2), un punto situato a più di 1 milione di chilometri di distanza dal nostro pianeta. Ciò permetterà osservazioni ed analisi molto più dettagliate.

Polvere esozodiacale presente anche nel sistema solare

La polvere esozodiacale è presente anche nel nostro sistema solare. Si forma dai vari granelli che vengono rilasciati dagli asteroidi e dai corpi rocciosi simili quando si sgretolano. Risulta molto luminosa tanto che, se un osservatore dall’esterno osservasse nostro sistema solare, la potrebbe individuare facilmente in quanto risulterebbe la cosa più luminosa dopo il Sole. La sua luminosità risiede nel fatto che questa polvere crea una sorta di foschia che disperde la luce della stella. Questa polvere rappresenta un problema perché negli altri sistemi planetari spesso ci offusca la vista e ci rende più difficile l’individuazione degli stessi pianeti.

Note e approfondimenti

  1. Sensitivity of the Roman Coronagraph Instrument to Exozodiacal Dust – IOPscience (DOI: 10.1088/1538-3873/ac3f7b)
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