
La vita sulla Terra è stata caratterizzata da un percorso strano e di livello esponenziale: per i primi 4 miliardi, è stata rappresentata praticamente solo da microbi. Il tutto è cambiato quando sono apparse le prime piante sul suolo: questi nuovi esseri viventi hanno cambiato la geografia e tutto l’ambiente terrestre creando quelle condizioni adatte per l’invasione della vita pluricellulare complessa.
Secondo le teorie più in voga, le piante sono apparse sulla Terra circa 420 milioni di anni fa ma una nuova ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, porta indietro l’orologio di almeno 100 milioni di anni, una nuova datazione che cambia la percezione dell’evoluzione della stessa biosfera sulla Terra.
Gli scienziati sono giunti a questa conclusione utilizzando il metodo dell’orologio molecolare, una tecnica che di solito si utilizza per calcolare il tempo che separa due specie prendendo in considerazione le sequenze di aminoacidi.
Secondo Jennifer Morris, della School of Earth Sciences dell’Università di Bristol, l’autrice principale della ricerca, l’aumento delle piante sulla Terra ha portato ad una diminuzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera e quindi ad un raffreddamento globale tramite gli stessi agenti atmosferici continentali.
Secondo la scienziata, i modelli attualmente esistenti riguardo i fossili delle piante devono essere rivisti per un motivo semplice: sono troppo scarsi ed incompleti per essere affidabili. L’approccio molecolare, invece, prende in considerazione le differenze genetiche: “I nostri risultati” – dichiara Morris – “mostrano che l’antenato delle piante terrestri era vivo nel periodo del medio Cambriano, cosa simile all’età per i primi animali terrestri conosciuti”.